Anna Oliverio Ferraris

Adolescenza: separazioni impossibili

Per l’adolescente è difficile svincolarsi dai genitori quando questi disinnescano ogni conflitto con lui e si mostrano sempre comprensivi, aperti e tolleranti.

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Giorgia, 18 anni, somatizza tutte le volte che si allontana dalla mamma. In particolare, non riesce a trascorrere una notte fuori casa in vacanza con gli amici. Viene colta da improvvisi attacchi di emicrania e qualche volta anche da angoscianti attacchi di panico. È nata tre anni dopo la morte improvvisa di un neonato di 5 mesi e sua madre, fin da quando era incinta, ha visto in lei una sorta di angelo consolatore inviatole dal cielo per riempire il grande vuoto lasciato dalla scomparsa prematura e traumatica del suo primogenito. Bambina allegra e docile, Giorgia non ha mai creato problemi ai genitori, e tra lei e la mamma si è formato nel corso degli anni un legame di affettuosa complicità.

La mamma ne ha fatto la sua confidente e Giorgia, a sua volta, considera la mamma la sua migliore amica. D’altro canto, quest’ultima non ha delle amicizie vere e proprie, ma soltanto delle conoscenze con cui intrattiene rapporti saltuari e formali. In più il marito, uomo d’affari, è spesso all’estero per lavoro anche per lunghi periodi.  A scuola, nell’adolescenza, Giorgia si lega a un gruppo di amici che cercano di trascinarla nelle loro iniziative, in particolare insistono perché partecipi anche lei alle gite in montagna durante i fine settimana. Ma è stato proprio quando gli amici hanno iniziato a coinvolgerla nelle gite, proprio quando avrebbe avuto l’occasione di cominciare a distanziarsi dalla mamma e magari di innamorarsi di qualcuno, che hanno fatto la loro comparsa prima le emicranie e poi gli attacchi di panico: «Sono disturbi molto fastidiosi che mi obbligano a restare a casa contro la mia volontà e che man mano mi allontanano dagli amici», spiega Giorgia allo psicoterapeuta. «Io vorrei poter condurre un’esistenza normale».  

Adolescenza: separazioni impossibili

Emicrania e attacchi di panico sono espressioni della difficoltà che la ragazza incontra nel separarsi dalla madre – è la silenziosa diagnosi dello psicoterapeuta –, ma lei non vuole riconoscerlo, perché diventare consapevole della forte dipendenza che la lega alla mamma fin dall’infanzia la obbligherebbe a operare un cambiamento nello stile di vita, e l’idea di separarsi dalla sua «migliore amica» anche solo per un fine settimana le creerebbe un forte senso di colpa. Con che animo potrebbe lasciare la mamma “sola” a casa mentre lei è a divertirsi con gli amici?

«Più un figlio è legato a un genitore in modo eccessivo, più i tentativi di distanziarsi [svincolarsi, secondo un termine in uso tra gli psicologi dell’età evolutiva] sono fonte d’angoscia», riflette il terapeuta, che segue anche un’altra adolescente con un problema simile. Beatrice è dipendente da entrambi i genitori, ma non per un rapporto fusionale con la mamma, come nel caso di Giorgia, bensì, all’opposto, per la scarsa attenzione e disponibilità dei suoi genitori: per la loro assenza, per la mancanza di calore e di affetto fin dai primi anni infantili da parte di entrambi, molto assorbiti dalla vita sociale e dal lavoro. 

«Mi vengono delle crisi di nervi, vorrei spaccare tutto, quando penso alla mia forte dipendenza nei riguardi di mia madre e di mio padre, perché so che devo e posso cavarmela da sola» spiega Beatrice. «Non sono una stupida, so come gestirmi e come vanno fatte le cose, eppure vado sempre a elemosinare la loro approvazione. Qualsiasi iniziativa io prenda, qualsiasi cosa sia in procinto di fare o di decidere, gliela devo comunicare anche se non è necessario. È un’ossessione. Ho bisogno del loro consenso su tutto, anche su cose minime. Loro si infastidiscono. Dicono che mi faccio troppi problemi, che devo essere più indipendente, che parlo troppo. E, purché io la smetta di chiedere pareri, di spiegare e analizzare, approvano. Approvano sempre. Io, invece, vorrei litigare». 

L’insicurezza di Beatrice risale all’infanzia, quando, relegata in casa per interi pomeriggi in compagnia dei suoi giocattoli ma anche di una donna di servizio che non parlava italiano e non mostrava alcun interesse verso di lei, si è sentita abbandonata, non considerata, privata di tutte quelle attenzioni, indicazioni, sguardi affettuosi e piccoli ma significativi riconoscimenti di cui i bambini hanno bisogno per crescere sicuri e ottimisti. Così, nell’adolescenza, quando dovrebbe rendersi via via più autonoma, eccola avvinghiata a papà e mamma in attesa di quelle attenzioni, sguardi e riconoscimenti che non le hanno rivolto da bambina. Prima di poter prendere il volo e allontanarsi con tutta calma dal nido domestico, Beatrice dovrà conquistare quella sicurezza interna che non ha costruito nel corso della crescita e vincere quella sfiducia in sé stessa che, gettando ombre sul suo pensiero, la rende insistente, ossessiva e qualche volta anche fastidiosamente loquace.

Quale che sia stata la sua storia, con l’arrivo della pubertà l’adolescente si pone domande sul suo legame di dipendenza dai genitori con un’ansia più o meno intensa, e oggi più di ieri, perché più diffusa di un tempo è la tendenza, nei genitori contemporanei, a evitare i conflitti a ogni costo, in una sorta di mito di felicità familiare privo di sentimenti aggressivi. Ecco allora che il figlio, nel momento in cui cerca di rendersi indipendente da papà e mamma, si trova invece imprigionato in una “separazione impossibile”, come spiega Boris Cyrulnik nel noto saggio Parlare d’amore sull’orlo dell’abisso

Non è facile, per un figlio, distaccarsi dai genitori se questi non gli consentono di opporsi frontalmente a loro perché tanto aperti, tanto comprensivi, tanto tolleranti e talora anche tanto adolescenti! Il conflitto è invece un punto di riferimento necessario all’adolescente: lo aiuta a differenziarsi da papà e mamma allontanandosi quel tanto che gli consente di acquisire un’identità separata e al tempo stesso di preservare il legame che esiste con loro fin dall’infanzia e sul quale potrà continuare a fare riferimento.

Anna Oliverio Ferraris, docente universitario, scrittrice, psicoterapeuta. Collabora con questa rivista dal 1975. Scrive sulle riviste Mind, UPPA, Conflitti e tiene la rubrica «Gli anni della crescita» sulle sue pagine Facebook. Pubblicazioni recenti: Chi manipola la tua mente? (Giunti); Più forti delle avversità (B&B); Sopravvivere con un adolescente in casa (BUR); Tutti per uno (Salani), un romanzo che parla di un gruppo di adolescenti in psicoterapia.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 274 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui