Per affrontare lo shock professionale della pandemia
Già da tempo si sono cominciate a vedere le conseguenze anche professionali dell’attuale emergenza sanitaria: urge sempre più tentare di arginare i danni.
Non ha avuto vasta eco la raccomandazione unitaria di vari organismi internazionali (come OCSE, Unesco, ILO-International Labour Organization) e della Commissione Europea (https://unesdoc.unesco.org/), pubblicata lo scorso anno, sulla necessità di affrontare le turbolenze dell’ormai lunga crisi economica internazionale e il diffuso disallineamento tra richieste del lavoro e aspirazioni delle persone anche mediante il potenziamento dell’orientamento professionale e del counseling di carriera. Tale documento, teso a facilitare l’ingresso al lavoro e a sostenere le persone più svantaggiate nel costruire le loro carriere, torna oggi di grande attualità.
La pandemia da Covid-19, infatti, oltre ai rischi per la salute psicofisica sta provocando una grave perturbazione nella vita lavorativa, con gravi disagi e ansie sia tra i lavoratori costretti a operare in condizioni più difficili, sia tra quelli che stanno perdendo le loro occupazioni o sono minacciati di perderle a breve termine. Va poi ricordata la previsione di un ulteriore peggioramento delle occasioni lavorative per i giovani, ai quali, già prima che scoppiasse la pandemia, venivano offerti impieghi precari, con tassi di disoccupazione fino a tre volte superiori a quelli degli adulti.
Ma non ci sono solo queste conseguenze negative immediate. Gli psicologi stanno evidenziando effetti più profondi sul modo di concepire il lavoro e progettare le carriere. Al riguardo, si parla di shock professionale per denominare una circostanza inaspettata che rischia di sconvolgere le aspettative di carriera a breve e lungo termine. Si tratta di un evento dirompente che può portare alcuni alla paralisi decisionale e altri, dotati di più risorse, ad avviare processi di autoriflessione per dare un senso all’esperienza, capire cosa fare e quali contromisure adottare per riequilibrare la situazione spiacevole vissuta. Va sottolineato che la forza di tale impatto è variabile e dipende dalla frequenza dell’evento (l’accumulo di eventi inaspettati influenza di più), dalla sua prevedibilità, dal grado di controllabilità, dalla valenza positiva o negativa, dalla durata e dall’importanza dell’ambito di vita personale toccato dallo shock. Si può ritenere che la pandemia da Covid-19 abbia un forte impatto sfavorevole perché, essendo un evento raro, risulta mal prevedibile, è al di fuori del controllo della persona, ha valenze soprattutto negative (preoccupazioni per l’occupazione), è già durata e durerà ancora a lungo e riguarda ambiti di vita molto rilevanti, come il lavoro desiderato e la carriera personale. Quali aspetti cominciano a intravedersi come conseguenza di questo tipo di shock professionale?
In primo luogo, si sta incrinando l’idea dominante che la costruzione della carriera e la sua riuscita dipendano quasi esclusivamente dalle intenzioni e volontà individuali. Eventi inaspettati come questa pandemia rappresentano gravi ostacoli di contesto e ripropongono la necessità di non lasciare sole le persone nell’affrontarli. Ciò significa predisporre – da parte delle istituzioni (per esempio, la scuola) e delle aziende – le risorse sociali, educative e organizzative per disegnare percorsi di carriera sostenibili e realistici, soprattutto per coloro che vivono condizioni di minore resilienza nell’affrontare le crisi.
In secondo luogo, gli obiettivi della carriera tendono ora ad essere visti come meno separati da quelli personali. Ci si sta rendendo conto che il benessere e la salute personale, i legami sociali e affettivi con la famiglia e gli amici, e l’impegno nella comunità sono obiettivi importanti quanto quelli del successo professionale. Ciò potrebbe portare a una percezione più olistica delle scelte del tipo di lavoro che si vuol fare, in cui le priorità lavorative e non lavorative siano fortemente connesse e diventino “nuovi criteri” per impostare e gestire la carriera personale e sociale.
In terzo luogo, lo shock sembra costituire per molti un rischio di “blocco emotivo” con una riduzione della pro-attività e dell’impegno personale, delle speranze per il futuro, delle responsabilità progettuali e della motivazione a cercare percorsi alternativi. Inoltre è considerato probabile anche un cambiamento nella percezione del valore delle professioni. Si spiegano così il minore interesse dei giovani per certi settori professionali (come l’industria manifatturiera) sentiti come più pericolosi e una focalizzazione su altri settori (sanità, terziario avanzato e digitale) ritenuti più prestigiosi in quanto “lavori essenziali” più attraenti e socialmente apprezzati.
Ben venga, quindi, un ampliamento del ruolo di sostegno e propositivo delle attività di orientamento e career counseling. Esse dovrebbero però essere indirizzate a:
a) rafforzare i fattori protettivi di resilienza alle difficoltà; b) migliorare la regolazione delle emozioni disfunzionali; c) aiutare a effettuare adattamenti sensati ai piani di carriera in caso di “deragliamenti”; d) affrontare positivamente anche eventi e fattori sociali imprevedibili stimolando la curiosità, la tenacia, la flessibilità cognitiva, l’ottimismo e l’impegno personale; e) arricchire il set di competenze sociali e professionali utili per migliorare l’occupabilità.
Guido Sarchielli è professore emerito di Psicologia del lavoro all’Università di Bologna.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Akkermans J., Richardson J., Kraimer M. L. (2020), «The Covid-19 crisis as a career shock: Implications for careers and vocational behavior», Journal of Vocational Behavior, 119, 1-5.
Hite L. M., McDonald K. S. (2020), «Careers after Covid-19: Challenges and changes», Human Resource Development International, 23 (4), 427-437.
Guido Sarchielli è professore emerito di Psicologia del lavoro all’Università di Bologna.
Questo articolo è di ed è presente nel numero 283 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui