Come prevenire il declino cognitivo
Il declino cognitivo: di cosa stiamo parlando
Anche il nostro cervello, come tutti gli altri organi del corpo, è soggetto al processo di normale invecchiamento. Con il passare degli anni, andiamo infatti incontro a una diminuzione nell’efficienza di alcune funzioni cognitive, come la memoria, l’attenzione e la velocità di elaborazione delle informazioni. Si tratta di un esito non patologico, che caratterizza la fase più avanzata della vita e vede diverse altre funzioni cerebrali mantenersi integre.
In certi casi, tuttavia, al fisiologico invecchiamento cognitivo si aggiungono processi cerebrali degenerativi ulteriori, connessi a condizioni patologiche: è quello che succede, ad esempio, nella demenza. Il quadro demenziale si configura come un decadimento cronico, progressivo e significativo delle funzioni del cervello (come memoria, linguaggio, ragionamento, orientamento, percezione, ecc.) a cui di norma si aggiungono alterazioni della personalità e del comportamento (tra cui apatia, disinibizione, aggressività, ecc.). Ciò va a compromettere, nel tempo, la capacità della persona di condurre una vita autonoma, oltre che di gestire attività di cura di sé.
Cause, trattamenti e… l’importanza della prevenzione
Sia nella sua forma “fisiologica” che “patologica”, il declino cognitivo ha un’eziologia multifattoriale che coinvolge sia fattori genetici che fattori ambientali.
Vi sono infatti alcune varianti genetiche che, se possedute, possono aumentare il rischio di sviluppare demenza o correlare con un maggiore e più rapido invecchiamento del cervello. Tali variabili, seppur conferiscano un certo rischio, sono sempre da considerarsi in interazione con fattori di stampo ambientale: ecco perché lo stile di vita di una persona gioca un ruolo fondamentale se si vuole ridurre la probabilità di sviluppare patologie neurodegenerative o ritardare il fisiologico invecchiamento cerebrale. Questa riflessione è ancora più importante alla luce del fatto che, ad oggi, non disponiamo di trattamenti “definitivi” in grado di bloccare o ripristinare il declino cognitivo: la prevenzione rappresenta quindi la strategia per eccellenza per preservare la salute del nostro cervello.
Proteggere la salute del cervello: 7 indicazioni scientifiche
Quali sono dunque le caratteristiche di uno stile di vita “neuroprotettivo”? Quali i comportamenti che possiamo mettere in campo per aiutare il nostro cervello a invecchiare in modo più sano e preservare il più a lungo possibile le sue funzioni? Eccone 7:
1. Fare movimento fisico
Un primo elemento che riveste un ruolo di rilievo è l’esercizio fisico. Le ricerche sono concordi nel sostenere l’idea che una regolare attività fisica è in grado proteggere la salute del cervello, riducendo il rischio di sviluppare demenza e rallentando il declino cognitivo connesso all’età. Non solo: alcuni recenti lavori mostrano come, anche in presenza di una predisposizione genetica alla demenza, l’esercizio fisico regolare sia in grado di compensare e azzerare il rischio correlato alla familiarità.
2. Alimentarsi in modo corretto
La seconda variabile con un forte impatto sulla nostra salute cerebrale è rappresentata dall’alimentazione. La ricerca in questo campo sottolinea come un regime alimentare caratterizzato dal consumo di frutta e verdura, legumi, cereali integrali, olio d’oliva, pesce e pollame si associ a una funzionalità cognitiva conservata in età avanzata e a una ridotta possibilità di sviluppare demenza. Al contrario, il consumo frequente di carni rosse o trattate, di dolci, di latticini con alti contenuti di grassi, di fritti e di qualsiasi cibo raffinato sarebbe controproducente per la salute cerebrale. Rispetto agli alcolici, alcune ricerche mettono in luce un’associazione tra un consumo contenuto di vino rosso e la prevenzione della demenza di Alzheimer, sebbene altri lavori connettano un’assunzione frequente di alcol a un rischio aumentato di decadimento cognitivo.
3. Prendersi cura della propria salute fisica e psicologica
La terza variabile da tenero d’occhio riguarda la nostra salute fisica e psicologica. Ci sono infatti alcune condizioni cliniche - tra cui diabete, ipertensione e patologie cardiovascolari - che sono state associate dalla ricerca a un maggior rischio di sviluppare demenza. Accanto alla salute fisica, un’altra variabile che va a moderare le condizioni del nostro cervello è la nostra salute psicologica. Soffrire di ansia o depressione (e non prendersene adeguatamente cura) è stato associato a un maggior rischio di sviluppare demenza e, in generale, ad un maggior declino delle funzioni cognitive in età avanzata.
4. Coltivare le relazioni sociali
La quarta variabile che ha rivelato il suo effetto protettivo nei confronti della salute cerebrale in età avanzata è rappresentata dalle relazioni sociali: chi si circonda e mantiene nel tempo una rete sociale solida e significativa andrebbe incontro, negli anni, a un declino cognitivo minore e più lento. A riprova di ciò, i “super-agers” (ultraottantenni con prestazioni cognitive paragonabili a persone molto più giovani) riportano un maggior coinvolgimento in rapporti interpersonali di qualità rispetto ai coetanei, indicando l’impegno deliberato a coltivare relazioni sociali come fattore fondamentale per la salute cerebrale. Al contrario, l’assenza di rapporti interpersonali o il fatto di avere relazioni molto stressanti o di cattiva qualità (dominate, ad esempio, da dinamiche quali l’ambivalenza, l’iper-controllo o il sentimento di impotenza) esporrebbe al rischio di un maggior declino cognitivo in età avanzata.
5. Mantenere il cervello allenato
Un altro comportamento utile a mantenere il nostro cervello in salute è rappresentato dall’allenamento cognitivo. Ciò significa coltivare, durante tutta la vita e anche in età avanzata, quelle attività che consentono di mantenere il cervello attivo: continuare a lavorare o studiare anche dopo il pensionamento, leggere, informarsi, giocare a carte, viaggiare, coltivare un hobby, cimentarsi in nuove esperienze e, in generale, non smettere mai di imparare. Le abilità mentali possono essere tenute in allenamento anche attraverso training cognitivi mirati, che possono riguardare funzioni specifiche. L’allenamento cognitivo si è rivelato utile sia per cercare di contenere l’impatto di processi degenerativi in atto (è infatti un intervento svolto dal professionista neuropsicologo che si occupa di pazienti affetti da demenza) sia per prevenire il declino cognitivo fisiologico e patologico. La ricerca mostra, ad esempio, come un training cognitivo svolto su persone sane possa diminuire del 30 per cento la probabilità di sviluppare demenza 10 anni dopo.
6. Aumentare la propria “riserva cognitiva”
Negli ultimi tempi, la ricerca si è concentrata su un nuovo costrutto ritenuto in grado di proteggerci dal declino mentale (e che rappresenta un’implicazione del punto precedente): la cosiddetta riserva cognitiva. La riserva cognitiva è una sorta di “dote” che la persona si costruisce nel corso degli anni e che, una volta giunta all’età avanzata, ha un effetto protettivo contro il declino cognitivo e altre problematiche a carico del cervello. Tale riserva è il risultato dell’accumulo nel tempo di esperienze cognitivamente stimolanti: l’utilizzo regolare delle facoltà cognitive durante la vita permetterebbe di stabilire un numero elevato di connessioni sinaptiche tra i neuroni del cervello, le quali saranno a disposizione quando altre si deterioreranno per cause patologiche o connesse all’invecchiamento.
7. Lavorare sul proprio mindset
Infine, anche l’atteggiamento mentale (“mindset”) che adottiamo nei confronti dell’invecchiamento avrebbe un impatto sul nostro rischio di declino cognitivo e sulla nostra salute cerebrale. La ricerca mostra come le persone in età avanzata che hanno credenze negative sulla vecchiaia (percependo questa fase di vita come sinonimo di impotenza, incompetenza, malattia e morte) hanno una maggior probabilità di sviluppare demenza rispetto a coloro che ne hanno una visione positiva. Addirittura, il fatto di avere un atteggiamento mentale positivo dimezzerebbe il rischio di demenza tra coloro che sono portatori di una variante genetica che costituisce ad oggi il più potente e consolidato fattore predisponente alla malattia.
Conclusioni
Alimentazione, movimento, salute fisica e psicologica, allenamento mentale, relazioni, mindset: ci sono veramente tanti aspetti su cui possiamo lavorare consapevolmente e responsabilmente per prenderci cura della salute del vostro cervello e ritardare il suo processo di deterioramento fisiologico e patologico. Di quale potete cominciare ad occuparvi con più attenzione già da domani?
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