Disturbi del comportamento alimentare e sessualità
Non tutti sapranno che il piacere sessuale e il piacere derivato dall’atto del nutrirsi sono strettamente collegati. Tra i bisogni primari dell’uomo, il mangiare ed il riprodursi rappresentano infatti senza alcun dubbio la maggior fonte di piacere per l’individuo, tanto che il legame tra eros e cibo si ritrova in molte abitudini e comportamenti quotidiani.
Freud per primo osservò come il neonato, durante l’allattamento al seno, tragga allo stesso tempo sia nutrimento che piacere. L’essere riempito di cibo e di amore si uniscono in un’unica emozione.
Dal punto di vista psicologico sia l’atto del nutrirsi che l’attività sentimentale/erotica sono fonte di piacere e gratificazione, ed esprimono bisogni fondamentali legati alla vita e alla sopravvivenza, fisica ed affettiva.
Dal punto di vista fisiologico entrambi sono regolati dall’ipotalamo, rispondono agli stimoli degli stessi neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina) e sono mediati dagli stessi circuiti di ricompensa.
Negli ultimi decenni sempre più uomini si scoprono fragili, contrariamente agli stereotipi che li vedevano come il sesso forte, e mostrano una maggiore attenzione verso il proprio corpo che, in alcuni casi, può sfociare in un disturbo alimentare. Eventualità che risulta statisticamente più rilevante negli uomini con orientamento omosessuale tra i quali infatti è stata rilevata un’incidenza di quattro volte superiore rispetto agli eterosessuali. Ciò si deve probabilmente alla maggiore pressione sociale e culturale presente in questi ambienti, che fa sì che risulti inevitabilmente più diffusa la preoccupazione e l’insoddisfazione, in termini estetici, per le proprie forme corporee.
Sebbene i DCA, disturbi del comportamento alimentare, non interessino esclusivamente il mondo femminile, di certo la frequenza con cui si manifestano nelle donne è particolarmente elevata, per ragioni psicologiche e culturali oltre che per la stessa biologia femminile, che induce ad avere un rapporto privilegiato con la fisicità (si pensi alle forme corporee morbide e vistose, all’esperienza del ciclo mestruale, alla gravidanza e all’allattamento).
I DCA possono essere letti come ritiro dalla propria femminilità, un rifiuto della corporeità, sancita dalla irregolarità del ciclo mestruale fino alla sua completa scomparsa.
Tuttavia questo tipo di comportamento nasconde in realtà un desiderio paradossale: quello di affermarsi come donne e di assumere appieno la propria femminilità. Le donne con DCA hanno paura della loro femminilità, e si sentono incapaci di gestirla e di sentirla: il corpo che temono è infatti un corpo attivo, sessuato e sessuale, e il rapporto con la sessualità viene vissuto in modo analogo a quello con il cibo.
Soffermiamoci sui due DCA maggiormente conosciuti e diffusi nel mondo femminile, l’anoressia e la bulimia.
Nell’anoressica ciò che accomuna sfera alimentare e sessuale è la perdita del principio del piacere: in entrambi i casi lo si nega a se stesse, o meglio il piacere viene provato nel controllo del cibo invece che nel gustarlo, e nell’evitare l’intimità. L’attività sessuale può essere vissuta e perfino perseguita come atto utile a bruciare calorie, ma molto più spesso il rifiuto per il cibo è accompagnato da un rifiuto della sessualità.
Il bisogno di controllo (verso se stesse e verso l’altro) impedisce di lasciarsi andare, e il senso di vergogna e di inadeguatezza per il proprio corpo portano ad un atteggiamento evitante nei confronti dell’intimità, tanto che spesso si registra la tendenza nella scelta di un partner a prediligere un soggetto che presenti difficoltà nella sfera intima, dunque una figura rassicurante, che non chieda protezione ma che piuttosto la offra.
Nella bulimia invece l’abbuffarsi di cibo è una risposta compulsiva ed incontrollabile tesa a calmare un'angoscia che non si riesce ad affrontare sul terreno psicologico. Le donne bulimiche possono diventare voraci sia di cibo che di uomini, pur non provando piacere né per l’uno né per gli altri. Vi è una ricerca frenetica di una sessualità che però rimane vuota, povera di intimità, e che in molti casi diviene promiscua, fuori controllo. Le donne bulimiche possono addirittura arrivare ad esporsi volontariamente a situazioni pericolose, magari utilizzando alcol e/o droghe per mantenere alta la disinibizione e l’eccitazione, esponendosi al rischio di incorrere in malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate oppure, nel peggiore dei casi, si può correre il rischio di subire violenza.
Temendo rifiuto e abbandono, le bulimiche sono eccessivamente accondiscendenti e disponibili con il partner, tanto da accettare anche richieste non in linea con le proprie preferenze pur di farsi accettare, e illudendosi che il soddisfacimento erotico possa divenire legame emotivo e relazionale. Nella ricerca spasmodica di gratificazione il corpo viene offerto come un oggetto svuotato del suo valore, per il bisogno di essere desiderate, amate, accettate. La gratificazione sessuale, così come la gratificazione legata al cibo, diventa ogni volta più flebile e sfocia in atti sessuali accettati ma non ricercati e quindi conflittuali. In genere cali del desiderio ed una diminuzione dei rapporti sessuali si manifestano in concomitanza con la percezione di essere in sovrappeso. Il partner prescelto è generalmente un soggetto problematico, da aiutare, che le trascura, rinforzando in loro l’idea che in fondo non meritano nulla di più.
È evidente dunque come anoressia e bulimia possono essere letti non solo come DCA ma anche come veri e propri disturbi della sessualità.
Ilaria Consolo, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica, svolge attività clinica e supervisione clinica a Roma e Potenza. È vicepresidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica (IISS) di Roma.