Essere ipersensibili: un tratto da maneggiare con cura e valorizzare
Uno su 5 di noi è una Persona Altamente Sensibile (PAS) ma è probabile che non sappia di esserlo. L’ipersensibilità psicologica, tema molto studiato negli USA ma in Italia emerso solo da alcuni anni, è una caratteristica naturale e innata che, in base all’ambiente e alle esperienze di vita in cui si sviluppa, può esprimere o meno tutti i suoi vantaggi evolutivi per l’individuo, le relazioni e la società.
È ancora in uso purtroppo il pregiudizio che essere sensibili significhi essere timidi, introversi, strani, deboli se non “sbagliati” ma l’ipersensibilità è un tratto che può essere valorizzato appieno, limandone i punti più spigolosi.
Uno di questi è l’altalena tra :
- l’iperattivazione neurologica, (over-arousal) dovuta a una sovrastimolazione da parte dell’ambiente
- e l’ipoattivazione, (under-arousal) o inibizione per scarsità di stimoli sufficienti ad arrivare ad una soglia adeguata.
Nella maggior parte delle persone un eccesso di stimoli porta ad attuare delle strategie di selezione sulla base delle priorità.
Il cervello ipersensibile invece si impegna a processare tutti gli stimoli contemporaneamente, a diversi livelli, al costo di un grande dispendio energetico e, andando velocemente in surriscaldamento e iperattivazione.
Per esempio: se sto leggendo e nell’altra stanza delle persone stanno parlando e magari c’è anche una musica di sottofondo, un “normosensibile” facilmente riuscirà a focalizzarsi sulla lettura, tagliando fuori letteralmente gli altri suoni disturbanti.
Una PAS no: rileggerà più volte la stessa frase perché sta anche sentendo (e per un ipersensibile sentire vuol già dire ascoltare ed elaborare) il dialogo nell’altra stanza e a un livello sottostante sta anche seguendo mentalmente la canzone in sottofondo.
Tutto questo dipende dal fatto che il cervello altamente sensibile abitualmente fa un processamento più profondo di tutte le informazioni (depth of processing; Aron).
Una delle dirette conseguenze è che un ipersensibile reagisce alle esperienze in modo più intenso e carico emotivamente, proprio perché il sistema interno è sempre in ebollizione e contemporaneamente impegnato su moltissimi stimoli da elaborare.
E’ dalla capacità di gestire queste altalene, mentali ed emotive, che dipende il benessere altamente sensibile e il mio lavoro con le PAS, ormai da dieci anni, si basa su questo.
Un ipersensibile dovrebbe imparare una quotidiana “igiene del mondo interiore” per garantirsi stabilità e serenità : riconoscere la pressione delle emozioni; rinsaldare i confini; valutare la presenza di pensieri parassiti ed energivori; spazzare fuori i giudizi su se stessi; ricaricarsi con momenti di solitudine e silenzio; bilanciare corpo e mente; focalizzare l’attenzione; usare bene l’empatia; regolare il ritmo di funzionamento interno (accelerato o rallentato o equilibrato) e tenere sotto osservazione le situazioni che rischiano di diventare stressanti.
Per approfondimento, consigliamo la lettura del libro “Il dono delle persone sensibili” di Nicoletta Travaini (RED edizioni) e di consultare il sito www.ipersensibili.com.