Gelosia: i tanti volti del mostro dagli occhi verdi
A volte può essere retroattiva, altre volte una risposta alla perdita, un modo di controllare la relazione. Dunque, non una, ma molte gelosie.
«Guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre». William Shakespeare affida a Iago queste parole immortali, in quella che è a tutti gli effetti la tragedia del dubbio: Otello. Per molti di noi, la gelosia è proprio il mostro descritto dal Bardo, capace di nutrirsi d’amore e, allo stesso tempo, renderlo insapore, quando non addirittura venefico. La gelosia è in grado di avvelenare rapporti, insinuando crepe anche nelle relazioni all’apparenza più solide. Tuttavia, come in ogni sentimento umano, occorre anche interrogarsi sulla funzione che la gelosia svolge, talora, nell’equilibrio individuale e di coppia.
Gelosia: i tanti volti del mostro dagli occhi verdi
MANUELA E LUCIANO: UNO STRANO CASO DI GELOSIA RETROATTIVA
Manuela, 26 anni, e Luciano, 35, sono una coppia convivente da circa un anno. Richiedono una terapia per via di un peculiare problema di gelosia. Luciano, infatti, non riesce a metabolizzare le storie pregresse della compagna. Nonostante, a detta di entrambi, tali relazioni fossero del tutto antecedenti all’inizio della relazione di coppia, per Luciano si tratta di veri e propri tradimenti che mettono in discussione la sua fiducia nel rapporto e nella fedeltà di Manuela.
Quando chiedo di raccontarmi gli inizi della loro relazione, i due si scambiano un’occhiata divertita e Manuela risponde che non è tanto facile datare il loro rapporto. Luciano era il leader della compagnia di amici che lei, ancora adolescente, aveva cominciato a frequentare in compagnia della sorella maggiore.
«Era brillante», racconta Manuela, «sempre con la battuta pronta, bravo a far ridere tutti. Se c’era una barzelletta nuova in giro, lui la sapeva; se era uscito un nuovo singolo alla radio, lui prendeva la chitarra e lo suonava».
Per molto tempo, tuttavia, questa frequentazione è del tutto innocua: «All’epoca lui non mi vedeva neanche, ero solo la sorellina di Brigitta, una specie di palla al piede perché, siccome ero minorenne, se c’ero io dovevano sparire gli alcolici e le canne. Io mi ero presa subito una cotta, ma lo consideravo una cosa impossibile, come quando ti prendi la sbandata per il cantante o il calciatore. Un po’ per la differenza di età, un po’ per il fatto che era sempre circondato di gente e io ero una timidona!».
I due iniziano così un rapporto fatto di uscite in gruppo, feste e qualche chiacchierata notturna, durante le quali Manuela racconta le proprie avventure e disavventure amorose, e Luciano le offre i propri consigli da “uomo navigato”.
Proprio quelle chiacchierate permettono a Luciano di scoprire a poco a poco che «dietro quell’aria da bimba ingenua, Manu è una giovane donna forte, determinata, anche profonda. Molto meno ragazzina lei della sorella, che giocava sempre a fare la vamp ma in fondo è sempre stata un’insicura. Mi piaceva che, nonostante io fossi quello “grande”, lei non sembrava dover dimostrare nulla, parlava sempre in modo schietto, spontaneo».
Un anno e mezzo fa Luciano, inaspettatamente, le chiede di uscire “a due” e, da quel momento, la coppia brucia le tappe: dal primo bacio al momento in cui Manuela si trasferisce nell’appartamento di lui passano meno di sei mesi. Con l’inizio della convivenza emergono le prime difficoltà legate ai trascorsi sentimentali di Manuela. Mentre si dice del tutto «tranquillo» rispetto alle frequentazioni attuali della compagna, Luciano è capace di trascorrere notti insonni, arrovellandosi su questa o quella «storiellina»: le stesse storie, peraltro, delle quali amava farsi raccontare i particolari quando lui e Manuela erano “solo amici”.
Luciano riconosce di essere una persona ansiosa e di avere bisogno di tenere tutto sotto controllo, specie sul lavoro; tuttavia questa gelosia a ritroso lo coglie del tutto di sorpresa, non essendosi mai manifestata nei rapporti precedenti. Benché abbia avuto diverse compagne e anche un paio di convivenze, infatti, egli non ha mai provato gelosia, accettando di buon grado anche relazioni “aperte”. Questo estremo bisogno di possesso è per lui assolutamente nuovo e inquietante!
Il rapporto è in pericolo: Manuela è stanca delle requisitorie notturne di Luciano, veri e propri interrogatori-fiume nel corso dei quali si fa raccontare per filo e per segno ogni gesto, ogni parola detta, ogni effusione scambiata. Cosa è cambiato, dunque? Perché oggi quei racconti diventano veri e propri incubi?
GELOSIA O GELOSIE?
Esaminare questa sfumatura, non certo convenzionale, del concetto di gelosia ci porta a riflettere sulle differenze con cui il termine può essere utilizzato. Per certi versi, il tormento di Luciano ricorda quello descritto da Philip Roth, il grande romanziere americano, nel suo Il teatro di Sabbath. Anche in quel caso, il protagonista è assalito da una strana forma di gelosia retroattiva (e, nella circostanza, postuma, essendo la sua amata deceduta): dopo aver incoraggiato per anni l’amante a raccontargli i propri incontri con altri uomini, verso i quali era egli stesso a spingerla, la morte della donna cambia completamente le carte in tavola. Sabbath vorrebbe avere il possesso esclusivo dell’amante e prova una squassante gelosia nei confronti di tutti gli altri uomini, ma oramai è tardi.
Nel caso di Sabbath, quella gelosia è il riconoscimento, sia pure tardivo, di un amore che il protagonista non era stato in grado di confessare a sé stesso. Colei che, mentre era viva, veniva vista come una sorta di avventuroso passatempo è finalmente riconosciuta come oggetto d’amore e, attraverso una folle e irrazionale gelosia, rimpianta. Gelosia quale veicolo per sentimenti troppo a lungo taciuti, anche a sé stessi, dunque? La gelosia può essere una risposta alla perdita?
In alcuni casi è del tutto verosimile. Come sottolineato da Albanese et al. (2009), infatti, la gelosia può trovarsi declinata in diversi “sottotipi”. Gli autori collegano lo sviluppo della gelosia allo stile di attaccamento di ciascun individuo, suggerendo quindi che i modi soggettivi di sperimentare tale sentimento sono direttamente collegati ai modelli operativi interni. Ampliando tale concetto alla luce dei lavori di Guidano (1988) e Ugazio (2012) si potrebbe anzi pensare che esistano tante “gelosie” quante sono le organizzazioni di significato personale, ossia i modi di vedere il mondo.
Le persone che si posizionano lungo la dimensione semantica della libertà, per esempio, vivono spesso il tradimento e la gelosia come un modo per regolare la distanza dall’altro nella relazione di coppia. Talvolta suscitare la gelosia del partner è un modo per costringerlo a mosse di avvicinamento, riducendo così una distanza fattasi pericolosa; o, al contrario, un modo di mettere distanza in una relazione che si sta facendo troppo “calda” e intensa.
Troviamo un esempio cinematografico di tale strategia nel divertentissimo film Tutto può succedere (2003), ove Jack Nicholson e Diane Keaton danno vita a una vera e propria danza attorno al tema del tradimento e della gelosia, mentre cercano di dare la giusta misura al proprio rapporto.
Nei rapporti caratterizzati dalla semantica del potere, invece, la gelosia è più spesso legata ai temi della contrapposizione, della lotta per il controllo della relazione, del dominio sull’altro. Suscitare la gelosia del partner è sovente un toccasana per l’autostima, mentre riconoscere tale gelosia può risultare una perdita di status.
Anche le emozioni, correlate a queste diverse sfumature della gelosia, hanno connotati assai differenti. Nel caso di chi si colloca entro la semantica della libertà, prevale la paura di perdere il compagno: come nel caso del film appena citato, l’ansia è legata alla minaccia rappresentata, per il legame, dalla presenza del terzo incomodo. Nel caso della semantica del potere, la gelosia si manifesta soprattutto come una ferita all’orgoglio, un’offesa e un attacco alla propria autostima.
DIVENTARE L'AMANTE DEL PROPRIO CONIUNGE
È il caso, per esempio, di Mariella, donna in carriera di 47 anni che, tradita dal marito Bruno, convoca una riunione di famiglia ove, alla presenza dei figli e della suocera, espone con freddezza e dovizia di particolari il “fattaccio” e butta ufficialmente fuori di casa l’inaffidabile partner.
Quando si decide a chiedere la terapia, circa tre mesi dopo, lo fa perché teme di tornare sui propri passi. In cuor suo, sente di aver perdonato il marito, ma riaccoglierlo in casa sarebbe una perdita di potere intollerabile: «Dopo la scena che ho fatto, cosa penserebbero tutti? Vorrebbe dire dargliela vinta, non potrei sopportare il sorrisetto di mia suocera!».
Per diverso tempo, la donna accetterà di rivedere Bruno e anche di riallacciare una storia con lui, ma soltanto incontrandolo in motel, all’insaputa dei familiari. Mariella è disposta a diventare l’amante del proprio marito, pur di non mostrarsi accomodante!
PUÒ ATTRAVERSARE IL TEMPO E LO SPAZIO?
Come ci ricorda Gregory Bateson nel suo storico contributo sull’alcolismo (1976), molti comportamenti individuali problematici rappresentano un tentativo di correggere una premessa patologica o di uscire da un dilemma insolubile. Nei casi appena descritti, la gelosia ha la funzione di rafforzare il legame di coppia (la protagonista di Tutto può succedere) oppure proteggere la propria identità di “vincente” (Mariella).
Ma torniamo a Luciano e Manuela: la gelosia retroattiva è assai più diffusa di quanto non si creda, al punto da meritare la pittoresca definizione di “sindrome di Rebecca” (in omaggio alla protagonista del noto film di Alfred Hitchcock Rebecca la prima moglie). Sebbene questa definizione “al femminile”, la gelosia retroattiva non è meno diffusa tra i maschi. Si caratterizza per una ciclica ruminazione circa gli episodi passati, spesso accompagnata, soprattutto nei maschi, da una svalutazione morale del partner.
La continua richiesta di chiarimenti e dettagli (anche sessuali) assume la forma di un rigido ed estenuante rituale, soffocando il partner e mettendo a rischio la relazione.
Quello che viene talvolta ignorato, nell’analisi della gelosia retroattiva, è il contributo che talora la “vittima” offre, nel perpetuarsi del circolo vizioso. Per esempio nel caso di Manuela e Luciano spesso la ragazza, durante fasi in cui la gelosia del partner pare essersi placata, si produce in racconti del passato nei quali compaiono figure maschili sconosciute, che immediatamente riaccendono la morbosa curiosità del compagno: «Sembra quasi che lo faccia apposta» racconterà Luciano durante una delle sedute iniziali. «Appena mi metto l’anima in pace con uno ne fa apparire un altro dal cilindro: sembra una prestigiatrice!».
Ci troviamo di fronte a due condotte simmetriche e, all’apparenza, controproducenti, ma che nascondono un tentativo di proteggere la coppia. Luciano, infatti, per diverso tempo non ha considerato Manuela come una possibile partner; per questo motivo aveva affrontato con leggerezza le avventure sentimentali di lei.
Per Manuela, al contrario, la storia con Luciano era stata un continuo inseguimento: era la ragazzina innamorata dell’uomo di mondo e, negli anni, aveva spesso dovuto accettare il ruolo di “appendice invisibile”.
Benché estenuante, quindi, la gelosia attuale le conferisce un nuovo status, ribaltando completamente i ruoli della coppia inseguito e inseguitore. In questo modo Manuela, pur soffocata dalle continue richieste del partner, può sentir crescere la propria autostima e consolidare una posizione forte che le permette di stare nella relazione senza sentirsi annichilita. Ecco perché, pur dicendosi “prosciugata” dalle attenzioni di Luciano, continua ad alimentarle.
In queste poche righe ho cercato di offrire uno sguardo su alcune delle molteplici sfumature che la gelosia può assumere nel rapporto di coppia: regolatore di distanza, funzione nel gioco di potere, persino elaborazione del lutto! Lungi dall’esaurire le possibilità, questo breve contributo si ripropone di mettere in luce come la gelosia sia un sentimento complesso e sfaccettato che veicola non soltanto un bisogno individuale di controllo, ma anche sottili messaggi relazionali. Non riconoscere il volto nascosto della gelosia, non incanalarne l’energia verso forme più costruttive di rapporto, può portare a conseguenze rischiose per la coppia e per gli individui.
Ferdinando Salamino è uno psicoterapeuta sistemico-relazionale e insegna Psicologia e Psicoterapia all’Università di Northampton. È uscito il suo primo romanzo, Il kamikaze di cellophane, un noir psicologico (Prospero, 2019).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albanese F., Rucci P., Frangione A., Marazziti D. (2009), «Relazione tra attaccamento romantico e sottotipi di gelosia», Journal of Neuroscience, Psychology and Cognitive Science, 1-3.
Bateson G. (1976), «La cibernetica dell’io: una teoria dell’alcolismo». In Verso un’ecologia della mente (trad. it.), Adelphi, Milano.
Guidano V. F. (1988), La complessità del Sé. Un approccio sistemico-processuale alla psicopatologia e alla terapia cognitiva, Bollati Boringhieri, Torino.
Ugazio V. (2012), Storie permesse storie proibite. Polarità semantiche familiari e psicopatologie, Bollati Boringhieri, Torino.
Questo articolo è di ed è presente nel numero 276 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui