Anna Oliverio Ferraris

Interferenze improprie

Alcuni genitori vogliono sapere tutto delle storie sentimentali dei figli. Altri vi proiettano le proprie vicende esistenziali.

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Tiziana si è rivolta allo psicologo della sua università per un consiglio. I suoi genitori vivono insieme, ma da tanti anni in casa c’è un clima molto teso per i loro problemi di coppia. Le avventure extraconiugali del padre rappresentano una sorta di tabù che nessuno osa infrangere, per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Tutti temono la separazione e la divisione della famiglia

Fin da bambina Tiziana ha percepito la sofferenza silenziosa di sua madre per i tradimenti del marito, senza mai poterne parlare. Un’unica volta che ne aveva accennato era stata zittita più o meno con queste parole: «Non sono affari tuoi! I figli devono restare fuori dalle vicende sentimentali dei genitori». Al tempo stesso, però, la mamma ha sempre inviato a lei e a sua sorella, in forme implicite ed esplicite, dei messaggi negativi sugli uomini, sui rapporti di coppia, su quanto le mogli soffrano in silenzio per tenere unita la famiglia. Scegliendo un’università lontana da casa Tiziana ha cercato di sottrarsi al clima pesante che aleggiava tra le mura domestiche. Per lei, tutto bene per quanto riguarda lo studio e gli esami. Insuccessi e delusioni a ripetizione, invece, per quanto riguarda la vita sentimentale.

«Non so cosa mi succede: se sono loro che mi lasciano per qualcun’altra o per qualcosa che non funziona in me, oppure se sono io che faccio di tutto per farmi lasciare», si lamenta smarrita dopo aver raccontato come sono finite le storie avute con dei coetanei negli ultimi tempi.

«Si direbbe che tu non voglia ferire tua madre», azzarda lo psicologo dopo avere ascoltato con attenzione il lungo resoconto di Tiziana, da cui è emersa una forte dipendenza dalla madre, al limite della simbiosi.

«In che senso non la voglio ferire?».

«Se tu riuscissi là dove lei ha fallito, sarebbe per lei una nuova umiliazione. Vorrebbe dire che, contrariamente a quella dei tuoi genitori, ci sono relazioni amorose che possono funzionare e che vanno a buon fine. Se invece anche a te succede ciò che è accaduto a lei, vengono confermate le sue attese negative, il che da un lato la può far sentire in pena per te, ma dall’altro può farla sentire più serena con sé stessa».

«Già… potrebbe essere», concorda Tiziana dopo una pausa lunga e pensosa, «che per la diffidenza che lei mi ha inculcato verso gli uomini, sono io che in qualche modo creo le premesse dei miei fallimenti amorosi».

Ma c’è dell’altro. La distanza geo­grafica che Tiziana è riuscita a frapporre tra sé e la mamma non è stata sufficiente ad allentare un legame che di fatto continua a mantenerla dipendente da lei. La ragazza non riesce, infatti, a non rispondere alle telefonate che lei le fa quotidianamente e che per la maggior parte del tempo riguardano la sua vita privata. 

«Vuole sapere tutto di me. Mi tempesta di domande. Si arrabbia se non le racconto la mia vita in ogni particolare, specie i miei incontri sentimentali. Le devo dire tutto, altrimenti mi accusa di essere una figlia indegna».

Tiziana vorrebbe sapere dallo psicologo se è il caso di interrompere i rapporti con la madre, cominciando a non rispondere più alle sue telefonate: «Questa sua curiosità senza limiti è asfissiante; è come se volesse sovrapporsi a me, il che, se da una parte mi disturba, dall’altra mi porta a vedere le cose attraverso i suoi occhi».

Indubbiamente – riflette lo psicologo tra sé e sé – questa curiosità invadente danneggia Tiziana e interferisce con il suo bisogno di indipendenza e con la formazione di nuovi legami. Non è certo, però, che una rottura radicale con la madre sarebbe risolutiva, perché la separazione dalle figure parentali non è solo un fatto fisico ma richiede un’elaborazione psichica. È un lavoro di maturazione che libera l’immaginario dalla dipendenza dalle figure parentali e che ha poco a che vedere con la distanza concreta. Si tratta dunque di intraprendere un percorso terapeutico che aiuti Tiziana a pensare la separazione dalla madre, invece di forzare le cose agendo la separazione. Questo percorso le consentirebbe di avviare poi un dialogo con la madre in modo da definire insieme, e il più chiaramente possibile, i limiti di ognuna, ponendo fine così al loro rapporto simbiotico.

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Per realizzare questo tipo di dialogo – non facile tra una madre e una figlia, quando la comunicazione è sempre stata unilaterale – e promuovere il processo di svincolo (che non si è ancora verificato benché Tiziana abbia superato l’adolescenza) sarebbe opportuno – riflette ancora lo psicologo – che lui incontrasse la madre per ragionare con lei sulla necessità di non ingerirsi nelle vicende amorose della figlia.

Quando arriva la stagione dei primi amori, molti genitori, le madri in particolare, non resistono alla tentazione di voler sapere tutto e di voler dirigere tutto. E invece bisogna saper essere discreti, perché il figlio/la figlia ha bisogno, per poter investire emotivamente su un’altra persona e impegnarsi in un legame amoroso, di prendere le distanze dai genitori e di sentire che loro glielo consentono. È grazie a questa distanza che il figlio può esprimere i propri desideri e capire che l’amore per i genitori non è l’unica forma di amore possibile.

Sta perciò ai genitori sforzarsi di non interferire nelle questioni amorose dei figli, di tenere a freno le proprie paure (che i figli vengano lasciati da chi amano, che possano soffrire), di evitare di proteggerli come se avessero bisogno di un’assistenza continua. Questo percorso risulta più agevole per quei genitori che hanno una vita sentimentale soddisfacente o che comunque sono in pace con sé stessi, che non cercano di rivivere le proprie storie sentimentali attraverso quelle dei figli. Quando invece, come nel caso della mamma di Tiziana, il genitore sentimentalmente infelice si concentra sui figli, la separazione da loro diventa difficile da sopportare e la sindrome del “nido vuoto” assume dimensioni eccessive. Dal canto suo, il figlio – in questo caso la figlia – si colpevolizza nei confronti di un genitore che si sente ferito e abbandonato per quello che in realtà è un distacco fisiologico, il che ha come effetto di ritardare l’uscita di casa e ostacolare la formazione di nuovi legami.

Anna Oliverio Ferraris, docente universitario, scrittrice, psicoterapeuta. Collabora con questa rivista dal 1975. Scrive sulle riviste Mind, UPPA, Conflitti e tiene la rubrica «Gli anni della crescita» sulle sue pagine Facebook. Pubblicazioni recenti: Chi manipola la tua mente? (Giunti); Più forti delle avversità (B&B); Sopravvivere con un adolescente in casa (BUR); Tutti per uno (Salani), un romanzo che descrive la formazione di un gruppo di adolescenti costruttivo e resiliente.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 277 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui