Gennaro Romagnoli

La meta e la direzione

Agire come chi vorremmo essere: uno sprone a migliorare sempre.

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Sai chi è Chiara Ferragni? È una delle più importanti imprenditrici italiane, che ha costruito il proprio impero grazie al web e in particolare grazie ai social. Qualche giorno fa ho visto il suo film Unposted in cui si parla della sua carriera e di come, nel suo settore, è diventata una delle donne più pagate del pianeta. Per tutti i lettori convinti che tali fenomeni siano solo delle mode, come quella dei famosi influencer, vorrei ricordare che attualmente la battaglia politica mondiale si gioca su queste piattaforme. Già in passato nella presente rubrica ho parlato dell’importanza di comprendere che ci troviamo in una società “on-life” dove la distinzione tra online e offline è ormai indistinta e persone come Chiara Ferragni per riuscire a fare ciò che fanno devono necessariamente diventare imprenditori scafati, un aspetto, questo, che nel docufilm emerge nitidamente rispetto alla giovane imprenditrice italiana.

Forse qualcuno si starà chiedendo che bisogno c’è di parlare degli influencer su una rivista di psicologia, e in particolare in una rubrica dedicata al self-help; la risposta è semplice: Chiara Ferragni raggiunge milioni di persone ogni giorno tramite le sue piattaforme social, il suo pubblico è costituito da giovani che diverranno (se non lo sono già) la nostra classe dirigente, ed è importante vedere l’effetto psicologico della sua comunicazione. In particolare, il film Unposted inizia proprio con una sorta di frase motivazionale che Chiara Ferragni dice a sé stessa e che potrebbe assomigliare a un consiglio tratto da un testo di crescita personale: «Agisci come la Chiara che vorresti essere». Quest’affermazione è potentissima, e ridendo e scherzando la protagonista la dichiara come una sorta di motto di vita che utilizza quando deve prendere le decisioni importanti.

Attraverso il film ho capito che la Ferragni è tutt’altro che una fortunata e carina ragazza bionda, bensì un’imprenditrice con esperienza decennale nel campo della moda e della comunicazione che ha raggiunto traguardi pazzeschi grazie alla propria determinazione, e non stupisce che sia arrivata da sola a scoprire una metodica classica della psicologia e del self-help: la strategia del “come se”. Quando ci troviamo di fronte alle difficoltà, immaginarci “come se” fossimo già in grado di superarle, o come le supererebbe la nostra parte migliore (o una persona che stimiamo), instaura una sorta di profezia che si autoavvera che potrebbe aumentare le nostre probabilità di successo. A volte gli americani estremizzano il concetto con una frase che, tradotta, recita: «Fingi sino a quando non riesci a farlo davvero».

La meta e la direzione

Tale metodo è molto efficace quando dobbiamo superare i piccoli dubbi che possiamo crearci da soli, soprattutto quando siamo vittime della famosa “sindrome dell’impostore”, vale a dire quando ricoprendo un certo ruolo non ci si sente all’altezza, ci si sente come degli impostori non meritevoli di quel rango. Creare questo piccolo auto-inganno è molto efficace in quelle circostanze, mentre in altre potrebbe risultare dannoso, in particolar modo in quei casi nei quali l’immagine di noi stessi che vorremmo raggiungere è ben distante da come siamo e da come ci percepiamo. In altre parole, se vuoi diventare un calciatore professionista ma sai di aver superato l’età, e nonostante ciò ti atteggi come se lo fossi, ecco questa forma di auto-inganno non ti consentirà di diventare un giocatore migliore, e anzi potrebbe portarti a cocenti delusioni. Ora, ho un po’ esagerato con l’esempio, però è evidente che maggiore è la discrepanza tra come siamo e come vorremmo essere e più facile è incorrere in batoste.Questo significa che non dovremmo sognare? Che non dovremmo immaginarci migliori di come siamo? Assolutamente no, ma a patto che tale immagine diventi per noi una sorta di bussola e non una fissazione, quella che nella crescita personale chiamiamo differenza tra obiettivi e valori. Gli obiettivi sono cose concrete che stabiliamo e che con un po’ di impegno cerchiamo di conseguire in base alle nostre risorse e in base alle nostre abilità. Superare un esame, avere un certo stipendio, correre una maratona sono tutti obiettivi che si possono raggiungere con una buona pianificazione e molto impegno. Invece pensare di voler diventare intelligenti, di volerci sentire liberi, di trovare l’amore o di sentirci davvero amati sono tutti valori, cioè aspetti importanti per noi ma che non hanno una meta precisa. Puoi puntare a fare cose che ti facciano sentire intelligente, fare cose che aumentino la tua intelligenza ma non arriverai mai a sentirti “completamente intelligente”, e lo stesso possiamo dire per la libertà: puoi agire come se fossi libero, prendere decisioni che aumentino la tua libertà personale, ma non arriverai mai a sentirti “completamente libero”, perché la libertà è un cammino, non un approdo.

È come il nord della bussola, che ti dà una direzione, ma che, per quanto tu possa camminare verso nord, non ti farà mai arrivare a il Nord. Quindi, se si usa la frase della Ferragni come valore che ci guida, comprendendo che si tratta di una direzione verso cui miriamo e non una meta da raggiungere, allora il consiglio che lei ci dà è molto potente. Se, al contrario, la vediamo come una meta, come qualcosa che o l’afferriamo o siamo falliti per sempre, insomma misconoscendone il valore di direzione, allora l’indicazione può diventare controproducente. 

Agire «come la persona che vorresti essere» è una meravigliosa indicazione di crescita personale se riusciamo ad utilizzarla come se fosse una guida e non un destino ineluttabile, come se fosse un’apertura alle molte possibilità che potrebbero dispiegarsi nel nostro futuro e non come una sorta di destino scritto. Ciò che dice Chiara Ferragni nel suo film ha il potere di influenzare milioni di persone che traggono ispirazione dalle sue parole e che, osservando il suo successo, forse immaginano che esso derivi dal continuo confronto interiore tra come si è e come si vorrebbe essere. Un confronto così in parte ispira; tuttavia, se si confonde la meta con la direzione e le aspettative con la realtà, potrebbero sorgere diversi problemi.

Allora non serve a nulla sognare e proiettarsi in un futuro dove ci vediamo come vorremmo essere? Sì, è utile perché ci consente di seguire ciò che per noi è davvero importante, tenendo a mente che questa proiezione deve appunto ispirarci, e non farci illudere di avere già acquisito tutte le abilità necessarie per poter agire in quel modo.

Vuoi fare anche tu come Chiara Ferragni? Allora tieni a mente che la versione migliore di te è costantemente in costruzione e in continuo cambiamento, usala come fonte di ispirazione e non come una meta da raggiungere a tutti i costi. Osserva come ti piacerebbe essere e agisci in conformità con questa immagine di te, facendone una bussola è non l’àncora di un attracco.

Gennaro Romagnoli, psicologo e psicoterapeuta, è autore di “Psinel”, il podcast di psicologia e crescita personale più ascoltato in Italia. Si occupa di divulgazione online dal 2007.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 279 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui