La psicologia clinico-dinamica oggi
Gli ambiti applicativi della psicologia clinico-dinamica sono molteplici e diversificati, dal trattamento del disagio alla promozione del benessere. Numerosi sono anche i campi di ricerca, in dialogo con molte discipline, tra cui la psicoterapia e le neuroscienze
La psicologia clinico-dinamica affonda le sue radici in un’articolata tradizione di pensiero che, nel corso del Novecento, ha prodotto una descrizione della vita psichica – e del suo oscillare fra normalità e patologia – incentrata su alcuni costrutti cardinali, quali il costrutto di inconscio, di Io, di difesa, di dissociabilità della psiche, di attaccamento, solo per citarne alcuni.
E proprio dall’evoluzione di questi costrutti descrittivi della vita psichica, dalla ridefinizione del loro perimetro e delle loro funzioni, e anche dei linguaggi e degli strumenti di indagine della vita psichica, la psicologia clinico-dinamica assume la sua configurazione contemporanea.
Attualmente, la psicologia clinica e dinamica si configura come un settore rivolto all’attività scientifica e formativa focalizzata su temi quali il senso e la definizione del Sé, i processi intrapsichici, la natura e le dinamiche delle relazioni intersoggettive, le condizioni di benessere e malessere mentale, allo scopo di individuare percorsi di trattamento del disagio psichico e delle diverse forme di psicopatologia, e di favorire processi di promozione della salute bio-psico-socio-culturale. In quest’ottica, la dimensione più applicativa della psicologia clinica e dinamica mira a definire interventi di prevenzione, valutazione (assessment) e trattamento dei disturbi psichici, e di promozione del benessere psicologico, al fine di migliorare la qualità della vita delle persone e dei gruppi, anche all’interno dei contesti istituzionali. Già da qualche decennio le pratiche culturali e scientifiche della psicologia clinica e dinamica si pongono come ricettive degli apporti di diverse discipline (con cui si è venuto stabilendo un dialogo proficuo), quali la psichiatria, le neuroscienze, la fenomenologia, la sociologia, l’antropologia.
Ma quali sono, attualmente, i campi di ricerca in cui sono maggiormente coinvolti i ricercatori e le ricercatrici di ambito clinico-dinamico?
PSICOTERAPIE E PROCESSI RELAZIONALI
La psicoterapia – tanto quella di impianto cognitivista, quanto quella di ispirazione psicodinamica – è stata teatro di una trasformazione essenziale che, a partire da una psicologia del singolo, l’ha resa relazionale. La frastagliata tradizione del cognitivismo clinico, ad esempio, ha lungamente articolato teorie e metodi dell’intervento terapeutico sulla dimensione personale, insistendo sui costrutti, sulle credenze esplicite e implicite, insomma sugli stili di pensiero – più o meno disadattivi – che l’individuo utilizza per conoscere il mondo e fronteggiare le proprie sfide evolutive. Negli ultimi decenni la scena clinica ha però assunto una dimensione sempre più intersoggettiva, riconoscendo non soltanto il valore intrinsecamente interpersonale dei costrutti e degli stili di pensiero di cui un individuo è portatore, ma anche il carattere trasformativo della relazione terapeutica.
La stessa svolta relazionale ha interessato la psicoanalisi. Se con Freud il trattamento analitico si fondava sull’interpretazione delle difese e delle pulsioni intrapsichiche da una posizione di neutralità dell’analista, l’attenzione si è gradualmente spostata sulle dinamiche relazionali che interessano l’analista e il paziente. Una delle conseguenze più importanti riguarda il concetto di transfert che, da dispiegamento dei pattern relazionali riattualizzati nel contesto analitico, è attualmente inteso come una modalità di organizzazione dell’esperienza presente, sulla base delle proprie traiettorie relazionali di sviluppo (Eagle, 2018). Il concetto di personalità ha subìto un’evoluzione altrettanto sostanziale, evoluzione incentrata sulla natura e le funzioni delle relazioni oggettuali, che si sedimentano tramite processi di interiorizzazione e identificazione con l’altro.
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