Anna Oliverio Ferraris

La vittoria di Pirro

Ci sono punizioni inflitte ai figli che finiscono per avvilire sia chi le subisce sia chi le impartisce. Ecco le implicazioni di un circolo vizioso come questo.

LA VITTORIA DI PIRRO-blog.jpg

Andrea, 14 anni, approda in terapia, inviato dalla psicopedagogista della scuola in cui frequenta la terza media. Motivazione? “Disturbi della condotta”. Non si tratta, però, di crudeltà verso animali o persone, di scontri fisici o contatti sessuali forzati, come tale disturbo viene generalmente rubricato nei manuali di psichiatria, ma di una continua infrazione di regole di vita quotidiana, più o meno gravi o irritanti. Per esempio, in classe sottrae “per scherzo” penne e libri ai compagni, arriva a scuola senza giustificazione per non avere svolto i compiti assegnati, copia sfacciatamente un problema di matematica in modo da venire scoperto dall’insegnante che sorveglia girando tra i banchi. Per queste e altre infrazioni i professori inviano spesso delle note negative sul suo conto al padre via e-mail.

Anche in casa Andrea ha comportamenti trasgressivi e provocatori. Può, per esempio, servirsi di un liquore dal mobile-bar per poi lasciare ben visibile il bicchiere sporco nella sua camera; oppure prendere del denaro dalla borsetta della mamma sotto gli occhi della donna delle pulizie, che immancabilmente riferisce ai genitori, anche per il timore di essere accusata lei stessa dell’ammanco.

Queste “birichinate” hanno l’effetto di fare infuriare il padre, il quale ricorre a un metodo correttivo di altri tempi, lo stesso metodo che il suo di padre aveva usato tante volte con lui: lo insegue per l’appartamento con una cinghia di gomma pesante per assestargli delle staffilate sulle gambe e sul sedere, ma anche su altre parti del corpo, come le braccia e il viso, se Andrea non riesce a scansarle. E più colpisce, più si incattivisce. Ma l’aspetto più inquietante è ciò che, in una sorta di copione ripetitivo e stereotipato, si verifica dopo le frustate. (CONTINUA SULLA RIVISTA...)

Questo articolo è di ed è presente nel numero 262 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui