Leadership resiliente: l’intelligenza emotiva
Partendo da suggestioni e stimoli evocati dalla figura di Adriano Olivetti, una riflessione sulla gestione delle emozioni.
Fra i tanti insegnamenti che la straordinaria parabola imprenditoriale di Adriano Olivetti ci ha lasciato in eredità, la cura e la particolarissima attenzione che metteva nella scelta dei suoi diretti collaboratori rivestono sicuramente un ruolo di primaria importanza. Credere nella ricerca delle qualità umane, quelle riferite alla persona, ai suoi valori, al suo modo di stare al mondo, come fattore primario di successo per l’organizzazione, non disconosceva il ruolo delle competenze specialistiche, ma gettava uno sguardo del tutto nuovo sul mondo del lavoro.
Da questa convinzione discendevano tecniche originali nei criteri di selezione, che miravano a comprendere qualcosa che andava oltre il curriculum del candidato: tratti di personalità, valori, motivazioni individuali. Aspetti che oggi ci sembrano del tutto normali e che siamo abituati a descrivere sotto l’etichetta di “competenze trasversali”, “relazionali”, o più semplicemente “soft skills”. Nozioni che non esistevano quando Adriano Olivetti cominciò la sua avventura imprenditoriale, peraltro di ritorno da un viaggio di studio negli Stati Uniti finalizzato ad approfondire la conoscenza del modello taylorista, di fatto la ricerca della massima razionalità ed efficienza nell’organizzazione del lavoro.
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AccediQuesto articolo è di ed è presente nel numero 284 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui