Liberi di essere sé stessi #diamociunamano
Nelle ultime settimane i social sono stati colorati da una serie di post con immagini chiare e importanti: una mano aperta con in evidenza una scritta di grande richiamo sociale e culturale. Una scritta per molti scomoda, perché in tanti soffrono della patologia dell’ignoranza. Una scritta importante che pronuncia a gran voce la necessità di un cambiamento. DDL ZAN.
Un appello urgente, una legge che per alcune persone sembra inutile, ma senza la quale ancora oggi molti esseri umani sono vittime di atti di discriminazione e di violenza. Comportamenti assurdi, che i benpensanti definiscono bravate.
Tali gesti violenti e ingiustificati non possono continuare a passare inosservati. Sì, perché il comportamento apparentemente ironico, dove il richiamo allo scherno e alla burla sembra difficile da leggere come offensivo, non può essere tollerato quando l’individuo che lo riceve lo percepisce come una vera minaccia.
Siamo nel 2021, se non ricordo male, e in piena pandemia da COVID-19: nonostante questo il genere e l’orientamento sessuale, ma anche la disabilità e l’identità di genere, restano fuori dalla dimensione sociale e culturale di libertà. Ma c’è una voce, sebbene spesso soffocata dagli stereotipi e dai tabù, che rivendica uguaglianza e rispetto.
Ecco perché è necessario che il Ddl Zan diventi legge: «Il Ddl Zan cerca di dare attuazione concreta al principio di uguaglianza, al principio della pari dignità sociale fra tutte le persone, dando maggior protezione a persone discriminate per sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale e disabilità» (Alessandro Cirelli, in A ragion veduta. Il mondo osservato dall’Uaar).
Chiaramente, questa importante affermazione dovrebbe esistere ed essere parte integrante del genere umano a prescindere dalla legge, perché è “universale”, o meglio dovrebbe esserlo in quanto rispetto dell’altro diverso da sé! Per quanto assurdo, e nonostante i corsi e ricorsi storici lo abbiano ampiamente documentato, l’essere umano sembra dimenticare quest’importante e semplice concetto.
Gli individui hanno la percezione del proprio benessere come vincolato al giudizio e al pregiudizio. Essere migliori degli altri conferma l’impossibilità di essere “diversi”. L’individuo sente il bisogno di essere simile all’altro, e fortifica tutta una serie di caratteristiche che lo sollevano da possibili imbarazzi, soprattutto in materia di sessualità!
Come clinico spesso mi sono chiesto perché il genere umano fatichi a restare nella “diversità”, pur attivando clandestinamente comportamenti complessi e a volte pericolosi. La risposta, non facile, può essere trovata nell’idea di solitudine dell’essere umano, intesa come paura di non essere, di non esistere, di non appartenere.
L’individuo che discrimina l’altro diverso da sé non solo non ne riconosce la diversità, ma immagina che tale caratteristica possa essere pericolosa per se stesso, quindi attaccare e discriminare l’“altro” permette di fortificarsi, confermando la percezione illusoria dell’essere “perfetti”, ed evito il termine più riconoscibile “normali”.
La perfezione non esiste! Anche se tutto ciò che viene educato nelle persone a livello sociale, familiare e mediatico sembra dire il contrario. Questo aspetto così complesso e delicato genera negli individui, soprattutto in età evolutiva, una falsa credenza alimentando stereotipi che, se riferiti alla sessualità, diventano muri insormontabili, che impediscono di vedere i colori dell’arcobaleno!
La libertà di essere e di rappresentare sé stessi a prescindere dalle diverse caratteristiche dell’Identità sessuale è necessaria al benessere individuale degli esseri umani.
Il rispetto per sé stessi e per l’altro diverso da sé è un concetto fondamentale per una società che vuole promuovere la libertà. Una libertà fatta di individui che, proprio perché “diversi”, rappresentano la bellezza e la “salute” psicofisica della collettività.
Fabrizio Quattrini è presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma. Tra gli altri volumi, ha pubblicato Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico (Giunti, 2015) e Il piacere maschile (Giunti, 2017).