L’inventivo che è in me
La creatività non è solo nel genio alle prese con l’invenzione epocale. C’è anche una creatività di tutti i giorni.
Se chiediamo a una persona cos’è la creatività, quasi sicuramente si metterà a raccontarci di “cose” che hanno a che fare con l’arte. Dopotutto, per noi italiani è facile attingere a una visione stereotipata, viene semplice pensare a figure geniali come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei o Dante. Oppure questa persona potrebbe parlarci di chi ha quasi per caso cambiato le sorti di un’azienda, come le storie legate a certi prodotti che sono nati per errore o per un colpo di genio di una singola persona. In realtà, ciò che la maggior parte delle persone ignora è che la creatività non solo non è appannaggio esclusivo di geni innati, ma è qualcosa che più in generale ci caratterizza in quanto esseri umani. Tutti possiamo essere creativi e tutti siamo chiamati ad esserlo.
La psicologia ha dato grandi contributi in questo senso, partendo dalle famose scimmie di Köhler, che avevano mostrato al mondo scientifico cosa fosse l’insight, il famoso «ah-ah» che seguiva gli stessi percorsi mentali del cosiddetto lampo di genio. Ogni volta che riesci a risolvere un problema in modo alternativo, stai compiendo un atto creativo: dal riuscire a salvare una persona usando una cannuccia per farla respirare fino al semplice trovare una strada poco trafficata nell’ora di punta. Sono tutt’e due situazioni che richiedono l’abilità di pensare in modo nuovo e alternativo. (CONTINUA...)
L'inventivo che è in me - Gennaro Romagnoli
Questo è rapidamente diventato qualcosa di interessante per chi si occupava di formazione nelle aziende: se si poteva studiare il processo creativo, se non si trattava di una dote innata, allora forse era possibile stimolarlo. Ed è così che nelle aziende sono apparsi strani esercizi che oggi non stupiscono più nessuno, come il noto brainstorming o “tempesta di cervelli”. Si tratta di una procedura collettiva nella quale ognuno, su una data questione, cerca di sparare idee a raffica senza pensarci troppo. Il presupposto di base è che dentro ognuno di noi vi sia una sorta di controllore razionale che impedirebbe l’emergere della creatività: sparando a raffica, esso verrebbe messo fuori gioco.
Oggi potremmo dire che si tratta di una modalità per mettere momentaneamente da parte il famoso “sistema 2” di Daniel Kahneman. Ma il “sistema 1”, quello intuitivo, che processa le informazioni in modo parallelo e veloce, non può essere realmente escluso. Infatti i conduttori del brainstorming analizzano se nella quantità di idee prodotte durante il processo sia emersa la qualità. È famoso l’esempio di una nota casa produttrice di dentifrici: mentre i presenti propornevano un’idea dietro l’altra sulla fuoriuscita della pasta dentifricia dal tubetto, qualcuno disse: «Ci vorrebbe un buco più grande!», facendo anche delle allusioni ambigue. Analizzando tale affermazione l’azienda decise di allargare il buco del tubetto di dentifricio: in tal modo gli acquirenti ne avrebbero consumato di più. E così fu, tanto che oggi, nella maggior parte delle pubblicità sui dentifrici, si vede spalmare sullo spazzolino una quantità enorme di prodotto. Una piccola innovazione che ha significato un grande incremento nei fatturati di quella azienda e di molte altre che ne hanno seguito l’esempio.
L’idea di mettere da parte l’aspetto “razionale” (il sistema 2) è molto più antica, ne abbiamo traccia nei riti delle popolazioni di tutto il mondo per entrare in contatto con spiriti ed energie “superiori”. Ma il tentativo forse più concreto nel campo della creatività è avvenuto intorno agli anni Ottanta negli Stati Uniti, dove per un lungo periodo si è fatto addestramento a quello che veniva chiamato “alpha state”. Dagli inizi del Novecento, con l’elettroencefalogramma, siamo diventati in grado di rilevare l’attività elettrica del cervello. Questi studi hanno categorizzato le onde del nostro stato di coscienza in varie fasi: le onde beta, quelle più rapide associate allo stato di veglia; le onde alpha, correlate a stati di rilassamento; le onde theta, precedenti l’entrata nel sonno (gli stati ipnagogici); e le onde delta, emergenti durante il sonno. A queste possiamo aggiungere le onde gamma, quelle con frequenza più alta, correlate alle peek performance. L’idea di fondo era addestrare i creativi a entrare in uno stato di vigile rilassamento (l’alpha state) e, tramite apparecchi di biofeedback, insegnar loro a rimanere in quello stato specifico.
Dico fin da subito che le ricerche in tal senso non sono molte, non ci sono prove tangibili del fatto che quando si è nello stato di rilassamento si è più creativi. Tuttavia è opinione comune che le idee migliori vengano in specifici stati di coscienza e che tali stati siano caratterizzati da una distensione mentale. Uno degli esempi più affascinanti ci arriva dalla biografia di Salvador Dalí, il quale racconta una tecnica particolare di sua invenzione: Dalí si sdraiava sul divano facendo penzolare un braccio su una tazza di porcellana vuota, tenendo mollemente nella mano un cucchiaio. Non appena si appisolava, la posata gli cadeva nella tazza svegliandolo di colpo e in quei pochi istanti l’artista aveva immagini nitide di pre-sonno che cercava immediatamente di immortalare sulla tela.
A tutti sarà capitato di appisolarsi per pochi istanti e iniziare a sognare di colpo: è qualcosa che accade quando lasciamo allentare le maglie della consapevolezza vigile e ci immergiamo nel sonno, ci capita tutte le notti. Nel 1858 lo scienziato tedesco August Kekulé disse di aver tratto la scoperta della ciclicità della struttura del benzene mediante un “sogno a occhi aperti”. E non è l’unico caso famoso di esperienza onirica creativa. Noi comuni mortali forse non siamo né artisti surrealisti né scienziati illuminati, ma in ogni caso possiamo migliorare le nostre doti creative tramite l’addestramento alla creatività. La verità è che ciascuno di noi non può fare a meno di usare la propria creatività, perché il mondo è in continuo cambiamento e anche quando ci illudiamo di avere previsto tutto siamo costantemente chiamati a modificare i nostri piani per adattarli alla realtà circostante. Questi adattamenti richiedono un’abilità che ognuno già ha: tutto ciò che dobbiamo fare per coltivarla è rendercene conto, osservare il processo creativo quando emerge e cercare di sfruttarlo intenzionalmente per risolvere i piccoli e grandi problemi della quotidianità. In questo senso, possiamo dire che in ciascuno di noi si nasconde un piccolo Leonardo da Vinci.
Gennaro Romagnoli, psicologo e psicoterapeuta, è autore di “Psinel”, il podcast di psicologia e crescita personale più ascoltato in Italia. Si occupa di divulgazione online dal 2007.
Questo articolo è di ed è presente nel numero 274 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui