L'orgasmo femminile
Malgrado tanti passi avanti fatti negli ultimi decenni sul piano sociale e culturale, la sessualità delle donne è ancora considerata un riflesso del piacere degli uomini. È l’ora di affrancarsi da questo concetto.
Simone de Beauvoir nel 1949 scriveva: «Egli è il Soggetto, l’Assoluto: lei è l’Altro!», cruciale affermazione che racchiude quanto l’esistenza femminile sia stata considerata un riflesso di quella maschile, una cosa tanto più vera quando si parla di sessualità, per secoli controllata e negata dal pensiero maschile dominante. E se vitale ed espressiva, è stata in genere associata ad elementi negativi, oscuri, maligni, causa di perdizione per gli uomini, il che ha sicuramente influenzato il ritardo della ricerca scientifica nella sessuologia femminile. Le stesse donne si sono poco conosciute anche per via della palese conformazione fisica, che, essendo soprattutto interna, comporta una minore dimestichezza fin da piccole. E se il pene rimane un simbolo di forza e potenza, la vagina rimane (per le stesse donne!) un luogo oscuro e poco conosciuto. Nonostante la rivoluzione sessuale e culturale degli anni Settanta del secolo scorso e vari mutamenti legislativi, economici e sociali, l’esperienza sessuale delle donne è ancora considerata, da molti e da molte, un riflesso del piacere maschile. Per tante altre, delle ultime generazioni, è invece normale vivere in modo più libero e consapevole la propria sessualità e desiderare di ricevere il piacere, e non solo fornirlo.
COS'È E COME SI MANIFESTA
Il termine “orgasmo” (dal greco “orgasmÓs”, derivato di “orgao”, “essere in preda al desiderio”) vuole sintetizzare quella serie di eventi psiconeuroendrocrini che occorrono all’acme della fase eccitatoria sessuale. Rappresenta infatti la fase finale della risposta sessuale e consiste in un riflesso del sistema nervoso autonomo in risposta a stimolazioni generalmente fisiche, in particolare genitali, che può essere facilitato o inibito dall’attività mentale e quindi da pensieri, fantasie e sentimenti. Dal punto di vista fisiologico, l’esperienza orgasmica è seguita da uno spasmo dei muscoli che circondano il terzo esterno della vagina. Tali contrazioni, in genere da 5 a 8, si susseguono ogni 0.8 secondi. Oltre a variazioni del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa e della respirazione, ben 30 aree cerebrali sono direttamente coinvolte nell’esperienza del piacere sessuale.
L’orgasmo è un riflesso a livello fisiologico, ma è anche un’esperienza personale a livello mentale, tanto che, per quanto non sia molto comune, esiste la possibilità di avere un orgasmo senza stimolazione genitale (per esempio, mediante stimolazione dei seni, o anale, praticando fellatio influenzate dal piacere del partner, ma anche sperimentate in sogno, per autosuggestione o innescate da scariche elettriche inviate nel midollo spinale o nell’area settale del cervello).
FALSI MITI
Freud (1905) riteneva che la sessualità si evolvesse attraverso diversi stadi, per giungere alla maturità dell’esperienza adulta. La sua teoria prevedeva il passaggio dal piacere legato alla stimolazione del clitoride, tipico dei primi stadi di sviluppo psicosessuale, all’orgasmo vaginale, che segnava il raggiungimento della maturità sessuale della donna adulta. Per cui la permanenza dell’orgasmo clitorideo nelle donne adulte era considerata un sintomo nevrotico, di arresto dello sviluppo. L’idea freudiana ha di certo contribuito, a livello scientifico e culturale, alla convinzione che le donne possano provare due tipi di orgasmo, clitorideo e vaginale.
Il pensiero femminista si è impegnato per negare validità alle teorie del padre della psicoanalisi riguardanti la celeberrima invidia del pene e al ruolo attribuito alla penetrazione vaginale finalizzata a raggiungere l’orgasmo. Ma ancora oggi tante donne che giungono in consultazione sessuologica pongono domande al riguardo, convinte che al loro piacere manchi qualcosa, come se fossero incapaci di provare uno dei due.
È bene specificare che l’orgasmo, da un punto di vista fisiologico, è uno! Varia il tipo di stimolazione per raggiungerlo e molteplici sono i vissuti e le sensazioni emotivo-corporee esperite dalle donne. Così come è importante specificare che non esistono “pulsanti” da cliccare per innescare il piacere femminile, tipo il fantomatico punto G, che si credeva potesse dare orgasmi diversi da quelli clitoridei e provocare eiaculazioni. Oggi sappiamo esistere una zona molto più ampia, il complesso CUV, comprendente Clitoride, Uretra e parte anteriore della Vagina, che, se stimolato adeguatamente, può indurre risposte orgasmiche.
Un altro falso mito attuale sull’orgasmo femminile riguarda lo squirting (secrezione di liquido incolore e inodore sulla quale la ricerca è ancora in fieri e non vi è un parere unanime nella comunità medica e scientifica). Numerose sono le donne che si convincono di non provare un orgasmo perfetto se non squirtano, come se al loro piacere mancasse sempre qualcosa e coloro che non squirtano fossero sbagliate. E moltissimi sono gli uomini che credono che, se la donna squirta, essi possono bearsi di aver avuto una buona performance sessuale. In teoria, tutte le donne hanno la capacità di squirtare, e non sempre in concomitanza dell’orgasmo, ma ciò probabilmente dipende da come vivono la sessualità e da quanto riescono a lasciarsi andare. Da un punto di vista psicologico, è evidente che un’esperienza così intensa sia favorita da un abbandono assoluto durante l’atto sessuale: lasciarsi andare completamente non predispone solo la mente ad accogliere una reazione tanto potente, ma anche il corpo, favorendo altresì un rilascio totale della muscolatura. Così come sono importanti l’intesa con il partner e una stimolazione adeguata.
Insieme allo squirting, le ricerche hanno analizzato anche un altro eiaculato, più denso e meno abbondante dell’altro. Prodotto sempre dall’uretra, presenta molte caratteristiche simili allo sperma: contiene infatti una quantità di PSA (Antigene Prostatico Specifico), un enzima che negli uomini è secreto dalla prostata. Questo fluido è prodotto da residui di ghiandola prostatica presenti e attivi solo in alcune donne.
LO SQUIRTING
Giunto alla conoscenza del grande pubblico attraverso la diffusione dei siti porno, in cui, anche per curiosità, i video di tale fenomeno sono cliccatissimi negli ultimi anni, lo squirting non è certo frutto della sessualità delle ultime generazioni. Diverse culture del mondo e del passato conoscono la sua esistenza e hanno considerato l’emissione del fluido femminile addirittura sacra e curativa. Già filosofi e medici dell’antica Grecia e dell’antica Roma, da Pitagora a Ippocrate, da Aristotele a Galeno, discutevano già circa la sua origine. La ricerca medica e scientifica su tale fenomeno è tuttora in corso.
Il liquido dello squirting, secondo alcuni autori, potrebbe avere molto a che fare con le urine e quindi trattarsi di una serie di residui legati al livello vescicale, che tramite contrazioni vengono rilasciati con un’espulsione. Però, il prodotto dello squirting è così diluito da poter essere assimilato più all’acqua che all’urina. Attualmente sappiamo, grazie anche alle ricerche di Emmanuele Jannini presso l’Università di Tor Vergata a Roma, che lo squirting è una specie di riflesso incondizionato, che viene innescato stimolando il clitoride, oppure, molto più frequentemente, la parte iniziale della vagina, nella parete anteriore, su cui è appoggiata la vescica: una zona denominata “area CUV” (complesso Clitoro-Uretro-Vaginale), poliedrica e morfofunzionale, che se stimolata adeguatamente favorisce risposte orgasmiche.
DONNE ANORGASMICHE
La difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo è uno dei maggiori motivi per i quali le donne giungono in consultazione psicosessuologica. Al di là di situazioni in cui ciò dipende dall’abuso di droghe (per esempio, gli effetti acuti dell’alcol sono inibitori a livello del desiderio e dell’orgasmo; gli oppioidi inibiscono tutti gli aspetti della risposta sessuale; la cocaina inibisce l’orgasmo in entrambi i sessi); dall’assunzione di farmaci (gli antidepressivi possono provocare un’inibizione o un ritardo dell’orgasmo); da patologie organiche (lesioni spinali, sclerosi multipla allo stadio iniziale, neuropatia periferica da diabete, esiti di interventi chirurgici all’addome e isterectomia, insufficienza vascolare ai genitali) e da dolore sessuale genitale; al di là di queste situazioni, in molti casi la difficoltà può dipendere da disturbi nelle precedenti fasi della risposta sessuale e quindi nelle fasi del desiderio e dell’eccitazione, così pure può invece dipendere da abusi sessuali subiti.
Lo stato psicologico delle donna è determinante, per cui stati depressivi e ansiosi sono assolutamente controproducenti riguardo alla capacità di abbandonarsi al piacere orgasmico. Anche per le donne esiste poi una vera e propria ansia da prestazione, quando si ricerca ossessivamente l’esperienza orgasmica per dimostrarsi all’altezza o per gratificare il partner. Non sono da sottovalutare, inoltre, le variabili psicosociali, ossia la percezione sociale e culturale che ciascuna società attribuisce all’esperienza sessuale e orgasmica; così come l’educazione ricevuta in famiglia e gli atteggiamenti che i propri genitori hanno avuto circa il sesso e le primissime esperienze conoscitive del proprio corpo e di quello dell’altro. Fondamentale è la capacità di lasciarsi andare, di non mantenere il controllo in un’esperienza in cui ci si dovrebbe sentire completamente libere. Da ultimo, ma non per importanza, sono determinanti i preliminari dei preliminari e quindi la relazione con il/la partner, l’adeguata stimolazione e la capacità di fidarsi e affidarsi al partner.
L'IMPORTANZA DELL'ORGASMO FEMMINILE
Un tempo si credeva che l’orgasmo femminile contribuisse ad aspirare nella cavità uterina il liquido seminale, ma in seguito, grazie agli studi di Masters e Johnson (1966), si scoprì che le contrazioni uterine sono, viceversa, di tipo espulsivo e pertanto non favoriscono la risalita degli spermatozoi. Tuttavia, recenti studi sull’ossitocina, un ormone liberato in grandi quantità durante la risposta sessuale, hanno suffragato l’ipotesi che l’orgasmo sia soprattutto un’esperienza piacevole e gratificante dal punto di vista fisico, affettivo e mentale. L’ossitocina, nota come l’“ormone dell’amore”, è collegata al buonumore, all’autostima, alla riduzione di stress: in tal senso favorirebbe la fecondazione, migliorando l’empatia e l’intimità fra i partner. Di certo, poi, la possibilità di provare un piacere intenso induce le donne a continuare ad avere rapporti sessuali e dunque, in senso lato, contribuisce alla riproduzione della specie. Inoltre, il rilascio degli ormoni ossitocina e DHEA ha un effetto protettivo contro l’endometriosi, i dolori mestruali, il dolore e lo stress psicofisico.
Le endorfine, liberate durante l’orgasmo, favoriscono la produzione di immunoglobulina A, un anticorpo che attiva il sistema immunitario, e agiscono sul sistema nervoso centrale producendo benessere, contrastando stati ansiosi e depressivi, e aiutano a combattere l’insonnia. Raggiungere il picco del piacere facilita il restare in forma, non solo perché si bruciano calorie, ma grazie anche alla produzione e al rilascio di adrenalina, che favoriscono la riduzione di glucosio e impediscono che venga immagazzinato sotto forma di grasso. L’adrenalina mantiene l’equilibrio ormonale agendo sull’ipotalamo, che regola il rilascio e la circolazione degli ormoni, determinanti per lo stato di salute delle donne. Le contrazioni orgasmiche rinforzano il pavimento pelvico, la cui tonicità protegge le donne da incontinenza e prolasso. L’orgasmo rende più stabile la coppia, in quanto un legame sostenuto da orgasmi condivisi ha maggiori probabilità di durare nel tempo.
QUALCHE SUGGERIMENTO
In tutte le fasi del ciclo di risposta sessuale ha un ruolo determinante lo stato psicologico delle donne, che può esaltare o inibire il piacere. Esse sono assai più mentali degli uomini nella sessualità, dunque per accendere il desiderio, mantenere viva l’eccitazione e condurle al piacere è necessario che si trovino in una situazione di intimità, tenerezza e comunicazione. Per cui gli uomini dovrebbero innanzitutto imparare a stimolare la mente e la sensibilità delle proprie partner.
Ma la capacità orgasmica è oggetto anche di apprendimento teorico e pratico, per questo le donne dovrebbero iniziare da una conoscenza di base della loro anatomia, della fisiologia del piacere, dell’influenza che sulla loro sessualità hanno le componenti affettive e relazionali, con lo scopo di facilitare una vita sessuale attiva e appagante, come pure è utile il rafforzamento del muscolo pubococcigeo che sostiene la cavità pelvica: la capacità di raggiungere l’orgasmo e la sua intensità sono infatti correlate alla forza e alla frequenza delle contrazioni di tale muscolo. Altrettanto importante è concentrarsi sull’immaginazione per scoprire cosa davvero accende il proprio desiderio e come lo si può soddisfare. Del resto, l’erotismo è prima di tutto, in particolare nelle donne, un’esperienza mentale. Come sottolineato da Fabrizio Quattrini nel libro Il piacere maschile (2017) l’orgasmo può essere un amplificatore del piacere sessuale ottenuto attraverso la libertà e il desiderio di sperimentare novità e fantasie. Le donne dovrebbero pensarsi come persone in diritto di godere del proprio corpo e della propria sessualità, e considerarsi degli esseri orgasmici. Scrollandosi di dosso la zavorra dei condizionamenti culturali e sociali, dei tabù e delle paure, e a volte anche delle ipocrisie, dovrebbero sperimentarsi come esseri sessuali e abbandonarsi alle sensazioni corporee.
Il piacere sessuale non è un dato di fatto: al contrario, come tutti i piaceri della vita, è fonte di scoperte, di crescita, di benessere che accompagnano tutte le fasi della nostra esistenza. Per provare piacere è necessario concederselo, pensare di meritarlo.
Ilaria Consolo, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica, svolge attività clinica e supervisione clinica a Roma e Potenza. È vicepresidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica (IISS) di Roma.
Riferimenti bibliografici
De Beauvoir S. (1949), Il secondo sesso (trad. it.), Il Saggiatore, Milano, 2008.
Freud S. (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale (trad. it.). In S. Freud, Opere, IV, Boringhieri, Torino, 1970.
Masters W., Johnson V. (1966), L’atto sessuale nell’uomo e nella donna (trad. it.), Feltrinelli, Milano, 1967.
Quattrini F. (2017), Il piacere maschile. #sessosenzatabù, Giunti, Firenze.
Questo articolo è di ed è presente nel numero 279 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui