Redazione Psicologia Contemporanea

Luca Mazzucchelli intervista John Peter Sloan

Con un insegnante d’eccezione come il popolare showman di Birmingham vediamo in che modo si può imparare l’inglese. Sia da bambini che da adulti.

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John Peter Sloan è l’autore del libro Real Life English. Impara l’inglese che si parla davvero (Mondadori, 2018). Peter, quindi c’è un inglese che si parla per finta?

No, è che tutti i corsi che esistono insegnano l’inglese formale. Per esempio, anch’io insegnavo la formula “would you like” per dire “vorresti”, poi però mi sono reso conto che non la uso mai perché è formale. Il 90% dell’inglese è informale.

Oggi parleremo della psicologia dell’apprendimento di una seconda lingua. Tu che rapporto hai con la psicologia?

A livello personale, la psicologia mi fa paura. Ho un amico che non va mai dal dottore perché ha paura possa trovargli qualche malattia: forse anche per me è così rispetto allo psicologo. Tuttavia, non vedo l’ora che arrivi il momento in cui andare dallo psicologo non sia visto come uno “stigma”, e ho fiducia in questo, perché la psicologia è una scienza ancora giovane. 

Come mai hai deciso di insegnare l’inglese agli italiani?

Facevo il cantante, ho deciso di smettere di cantare quando è nata mia figlia perché volevo stare con lei. L’unico lavoro che potevo fare, essendo inglese e non volendo lasciare l’Italia, era insegnare. Ho sviluppato il mio metodo di insegnamento utilizzando il divertimento, per me insegnare era come stare sul palco quando cantavo. All’inizio ero terrorizzato perché non sapevo farlo. In Italia vogliono gli insegnanti madrelingua, io in realtà sono un grande fan degli insegnanti italiani perché loro sanno la grammatica inglese e i madrelingua no. Un giorno uno studente mi ha chiesto se la frase che avevo scritto alla lavagna avesse un verbo regolare o irregolare e io non sapevo che cosa rispondere: alla fine mi sono fatto insegnare la grammatica inglese da una signora italiana. 

In base alla tua esperienza, nell’apprendimento della lingua inglese gli italiani hanno dei blocchi particolari?

Sì. Infatti, la prima cosa che faccio con il mio metodo è proprio sciogliere questi blocchi. Il grande problema è che in Italia cominciate troppo tardi ad ascoltare l’inglese, lo ascoltate troppo poco e, soprattutto, gli insegnanti non sono aiutati sulla pronuncia. Il modo in cui pronunciate i colori, per esempio, è sbagliato. Per questa ragione ho costruito dei simboli che rappresentano i suoni fondamentali della lingua inglese e un modo semplice per ricordarseli, così da facilitare una pronuncia corretta. Infine, in Italia si ignora che cosa significhi insegnare inglese. Avere il diploma in Inglese non significa saperlo insegnare. Per questo adesso aiuto gli insegnanti a insegnare, e la prima cosa che dico loro è: i primi dieci minuti parlate solo in italiano di calcio, di birra, di quello che volete, per instaurare un legame con gli allievi.

Platone diceva che l’insegnamento avviene per via erotica: l’insegnante deve affascinare lo studente, quindi instaurarci una relazione in modo che possa stabilirsi una fiducia grazie alla quale lo studente sia nella condizione di apprendere. Tu ricorri ad argomenti che interessano agli italiani?

Non importa di che cosa si parla, l’importante è costruire un’amicizia. Ho capito subito che bombardare gli studenti con tante informazioni non serve a niente e, per questo, sono passato dall’essere un insegnante all’essere una guida: do gli strumenti affinché gli studenti possano imparare. Faccio un esempio: se tu mi porti da qua al Duomo di Milano tutti i giorni e poi un giorno non puoi accompagnarmi, io faccio fatica a ricordare la strada. Se devo andare da solo, la prima volta sbaglio strada, però la seconda volta me la ricordo. Dunque, è importante che gli studenti sbaglino. Questo è uno dei blocchi degli italiani: che si sentono stupidi se non fanno progressi. Non dovrebbero prendersela con sé stessi, ma con l’insegnamento. Infatti, gli italiani da bambini sono creativi, spigliati, hanno la capacità di arrangiarsi: questo è tutto ciò che serve per imparare una lingua. 

Inglese ai bambini: istruzioni per l’uso? 

Partiamo da quest’altra domanda: perché i bambini olandesi sono avanti a tutti gli altri bambini in Europa nell’apprendimento della lingua inglese? Sono stato un mese con un’insegnante a Eindhoven, che ha due bambini piccoli, perché volevo capire che cosa facessero di diverso in Olanda. A scuola non ho visto niente di diverso, la soluzione l’ho trovata in casa: la televisione è in inglese, la radio è in inglese, per gli olandesi l’inglese è “figo”! È la lingua parlata da Lady Gaga, Michael Jackson, Prince. È divertente. Perciò, il più grande consiglio che posso dare ai genitori è questo: se passate la vostra negatività ai bambini dicendo loro che “l’inglese è come andare dal dentista: doloroso ma necessario”, i bambini sono già fregati. Se invece ai bambini dite: “Che bello parlare inglese, ci si diverte un casino”, i bambini lo apprenderanno rapidamente. 

E per quanto riguarda gli adulti?

Apprendere una seconda lingua per i bambini è più facile, ma tutti gli adulti hanno un bambino dentro che va riattivato, così come, insieme al bambino interiore, il divertimento. Gli adulti hanno anche un vantaggio: se i bambini imparano perché gli adulti dicono loro di doverlo fare, gli adulti possono scegliere di imparare.

 

 

John Peter Sloan, britannico, è un personaggio noto della televisione e del teatro italiani. Autore di molti spettacoli, dei quali spesso è stato anche regista e protagonista, dal 2010 ha iniziato a occuparsi dell’insegnamento della lingua inglese agli italiani. In questo ambito ha pubblicato molti volumi di successo: Instant English e Instant English 2 (Gribaudo, rispettivamente 2010 e 2011), English in viaggio (Gribaudo, 2011), Lost in Italy ed English al lavoro (entrambi Mondadori, 2013). Nel 2014 ha esordito nella narrativa con il romanzo I diari degli Angeli (Feltrinelli).

Questo articolo è di ed è presente nel numero 268 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui