Mindfulness: l'importanza del qui e ora
Mindfulness: tutti ne parlano, si legge e si trova quasi ovunque. Si vede spesso nei titoli di seminari e corsi, negli articoli di giornali e blog, accompagnando svariate tipologie di intervento psicologico o educativo.
Che sia l’ultima “moda” importata dai paesi anglosassoni? Sappiamo davvero cosa sia la mindfulness?
Nonostante, o proprio per, la grande quantità di informazioni reperibili, risulta davvero complesso capire di cosa si tratti. Proviamo a farlo insieme.
Cosa significa mindfulness
Innanzitutto, che cosa significa mindfulness? Tradotta letteralmente dall’inglese vuol dire “consapevolezza”. Ma non basta conoscerne il significato letterale. La stessa parola inglese traduce, approssimativamente, il termine “sati”, che in lingua pali, il linguaggio utilizzato nei testi sacri del buddismo 2000 anni fa, racchiude un significato molto ampio e indica attenzione consapevole, presenza mentale e rappresenta una qualità della mente che può essere coltivata e sviluppata attraverso la meditazione.
Quindi mindfulness potrebbe significare attenzione consapevole. Anche, ma non solo. La definizione più diffusa è quella data da Jon Kabat-Zinn: la mindfulness è l’atto di “porre attenzione in un modo particolare, intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”. Si tratta perciò di uno stato mentale che porta la persona a prestare attenzione a ciò che percepisce, pensa, prova, senza giudicarlo, ossia senza reagire o cercare di modificare e scacciare pensieri, emozioni, sensazioni. Per raggiungere questo stato è necessario allenare la capacità di porre attenzione al momento presente, al qui e ora, imparando ad accettare ciò che attraversa la propria mente e ciò che viene percepito. Questo stato si raggiunge attraverso la meditazione.
Quindi: prestare attenzione in modo consapevole e intenzionale al momento presente, senza giudicare ciò che percepiamo. Non sembra semplice. Passare dal pilota automatico all’attenzione consapevole implica un cambiamento nel nostro modo di affrontare la vita. Vediamo ora di capire meglio che cosa significhino i singoli punti di questa definizione.
Prestare attenzione in modo consapevole: ossia consapevolezza vs pilota automatico
Se pensiamo alla nostra quotidianità, troviamo numerosi esempi di attività che svolgiamo con il “pilota automatico”: guidare o andare in bicicletta sono azioni automatiche, in cui non pensiamo a ogni singolo movimento cha compiamo. Anche leggere, una volta appresa e stabilizzata la decodifica delle parole, diventa un processo automatizzato (per i normolettori). Inoltre, è frequente pensare ad altro mentre si esegue un compito noto o un percorso abituale: quante volte non ricordiamo come siamo arrivati in ufficio perché durante il percorso che facciamo ogni giorno stavamo pensando alle cose che avremmo dovuto fare? O quando, ascoltando della musica, non sappiamo quali canzoni abbiamo sentito perché concentrati o distratti da altro?
Il mettere in atto schemi e azioni abituali e automatizzati è funzionale in molti casi, rappresenta una modalità di “risparmio” energetico che ci consente di concentrarci su altro. Tuttavia, spesso è disadattivo. Gli schemi abituali ci mettono anche nella condizione di reagire alle situazioni sempre nello stesso modo, senza averne consapevolezza. Questo capita, per esempio, quando si utilizza il cibo per compensare dei bisogni emotivi o l’alcol per anestetizzare delle sofferenze, quando si mettono in atto gli stessi meccanismi per far fronte alle difficoltà e ai problemi, anche se l’esperienza ha dimostrato che non funzionano, come se fosse impossibile riconoscerli e interromperli.
Imparare a scegliere, con consapevolezza, invece consente di rispondere adeguatamente a ciò che accade nella propria vita. L’approccio della mindfulness quindi cerca di sviluppare proprio questo aspetto: saper disattivare il pilota automatico quando è necessario essere presenti e consapevoli.
Attenzione al momento presente
L’essere consapevoli implica essere costantemente in relazione con se stessi, percepire sé, le proprie emozioni, pensieri, sensazioni e la realtà esterna e accettare ciò che accade, che sia positivo o negativo, per ciò che è. Il vivere “qui e ora”, di cui si scrive dai tempi antichi, è una delle cose più complesse da fare. Viviamo pensando spesso al passato o al futuro, rimuginando su ciò che è accaduto, soffermandosi sui pensieri negativi, rimpiangendo ciò che è stato o non stato fatto, domandandosi cosa sarebbe successo se… “Se avessi saputo che…”, “Se solo avessi fatto...”, “Se mi fossi comportato così forse…”. Allo stesso modo non è funzionale pensare troppo al futuro. Non parliamo qui di progettualità, di obiettivi che si vogliono raggiungere e che, per questo, si pianificano nell’oggi, dell’organizzare i propri impegni professionali o privati. Parliamo di quell’atteggiamento di proiezione costante a ciò che potrebbe accadere o accadrà, pensando frequentemente, con ansia e apprensione, a ciò che si dovrà fare il giorno dopo o il mese successivo, agli impegni da portare a termine, preoccupandosi per quello che potrebbe accadere: “Cosa farò se…”, “Chissà se andrà bene…”.
Rimanere in contatto con la propria esperienza presente consente, invece, di ridurre l’ansia e i pensieri negativi e di vivere con maggiore serenità quello che sta accadendo in questo momento. È un po’ come vedere un film e fermarci in una scena senza vederne il finale o vedere solo la fine: non ci gustiamo il film guardando ciò che accade momento per momento.
Vivere il momento presente, per la mindfulness, perciò significa imparare a sperimentare ciò che accade qui e ora, ascoltando e osservando ciò che ci capita in questo esatto momento, a livello fisico, emotivo, cognitivo e così via, così da esserne pienamente consapevoli.
Provateci ora. Cosa sentite in questo esatto momento? Io, che sto scrivendo questo articolo, per esempio percepisco la pressione dei polpastrelli sui tasti del computer, il rumore delle auto che arrivano dalla strada, ma anche il languore per la fame e i muscoli del collo lievemente indolenziti per la stanchezza di una lunga giornata... e penso: starò scrivendo un articolo sufficientemente chiaro per chi lo leggerà? Se seguo le indicazioni della mindfulness, non mi lascerò prendere dall’ansia da prestazione e accetterò questo pensiero, e che potrebbe trattarsi di un altro pezzo che non aumenterà la chiarezza sull’argomento. Però ci avrò provato, quindi ne sarò soddisfatta (ma quest’aspetto si lega al punto successivo).
Prestare attenzione in modo non giudicante
Siamo arrivati all’ultimo punto della definizione. Anche “non giudicare” è un compito tutt’altro che semplice. Siamo portati a giudicare ogni singola cosa, azione, pensiero, emozione che viviamo, spesso in modo negativo. Molti tendono a criticarsi duramente, a non essere mai soddisfatti di se stessi e di ciò che fanno, ad abbattersi per ciò che capita loro. Secondo la mindfulness non giudicare significa accettare ciò che si è e ciò si presenta per quello che è, senza voler cambiare o bloccare un pensiero che non ci piace, soffocare un’emozione o esprimerla non adeguatamente, valutare situazioni e persone con etichette o stereotipi, utilizzare luoghi comuni e pregiudizi. Implica accettare sia le cose positive, sia quelle negative, osservare i pensieri che passano per la mente e lasciarli andare, senza farci trasportare da loro, distraendoci da ciò che stiamo facendo, lasciandoci intrappolare in rimuginazioni, ansie anticipatorie o emozioni negative.
Articolo di Paola A. Sacchetti
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