Christine Amrhein

Miraggi ingannatori

Quali sono gli stati psichici che danno origine alle allucinazioni? Esse rappresentano un allargamento della coscienza o un restringimento? Dove finisce la normalità e dove inizia la patologia?

Miraggi ingannatori

«Non c’è bisogno di essere malati di mente per vedere cose che non ci sono. Quando uno è stanco o esaurito, il cervello gli fa brutti scherzi». Con queste parole, nel racconto Theo di Paul Torday, la moglie del pastore cerca di tranquillizzarlo quando le annuncia di aver visto le stimmate sulle mani del bambino del titolo.

Chi vede cose che gli altri non vedono viene subito classificato come “matto”. Ma le allucinazioni visive non sono affatto rare: secondo uno studio inglese, il 3% della popolazione presenta ogni anno visioni del genere, a volte momentanee, altre volte durevoli. 

Può trattarsi di semplici figure geometriche, ma anche di scene complesse e realistiche. Le allucinazioni visive compaiono soprattutto in casi di malattie organiche o neurologiche, ma in certe condizioni particolari anche in persone sane.

CINQUE STATI IN CUI SIAMO SOTTOPOSTI ALLE ALLUCINAZIONI VISIVE

  1. Ai confini del sonno. Tutti conosciamo i sogni, esperienze visive durante il sonno. Ma illusioni simili possono comparire anche nel passaggio tra il sonno e la veglia: il 40% della popolazione presenta allucinazioni visive al momento di addormentarsi, il 15% al risveglio. «Queste immagini possono andare da semplici forme astratte a scene movimentate con persone e animali», scrive Armando D’Agostino, dell’Università di Milano, in una pubblicazione recente, The neuroscience of visual hallucinations (Collerton et al., 2015). Durante tale esperienza il soggetto è almeno in parte consapevole dell’ambiente esterno. Sono stati osservabili soprattutto nella narcolessia, un disturbo caratterizzato da improvvisi attacchi di grande stanchezza. «Nei soggetti sani le allucinazioni al momento di addormentarsi o al risveglio si presentano soprattutto dopo una lunga privazione di sonno», nota D’Agostino.
  2. Lutto. È passata appena una settimana dal funerale, quando improvvisamente il vedovo contempla la moglie nel soggiorno di casa. Pochi raccontano tali esperienze, che tuttavia sembrano riguardare dal 30% al 60% degli anziani. Molti hanno solo la “sensazione” di una presenza, ma altri vedono chiaramente il compagno o la compagna e possono addirittura avvertire un contatto fisico. «Sono esperienze che capitano soprattutto quando il soggetto è solo», spiega D’Agostino, «e hanno spesso un effetto consolatorio». Dal punto di vista psicologico può trattarsi di un meccanismo per superare il trauma della perdita: l’allucinazione soddisfa provvisoriamente l’intenso bisogno di rivedere la persona cara. La cosa può diventare problematica se sopravviene un disturbo psichico, per esempio una depressione, ma «nella maggior parte dei casi», afferma D’Agostino, «non c’è bisogno di un trattamento».
  3. Deprivazione sensoriale. Cosa succede quando siamo privati completamente di impressioni sensoriali? È una questione che occupa i ricercatori dalla fine del XIX secolo. Nei detenuti, per esempio, dopo una settimana in cella d’isolamento si osservavano spesso semplici allucinazioni visive, seguite da intense e angosciose immagini persecutorie. Più recenti sono esperimenti in cui soggetti volontari venivano bendati per vari giorni. Anche qui comparivano spesso allucinazioni visive, semplici o anche complesse, ma a carattere per lo più gradevole se non addirittura divertente. Secondo Alastair Santhouse e i suoi collaboratori dell’Istituto di psichiatria londinese, «la passeggera cecità può disturbare i circuiti cerebrali inibitori e quindi produrre un’ipereccitazione della corteccia visiva».
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Questo articolo è di ed è presente nel numero 254 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui