Non solo sesso! L’erotismo di coppia come ricerca del significato
Quando una coppia presenta difficoltà sessuali non vale sempre lo schema per cui uno solo ha dei problemi e l’altro li subisce.
Marzia e Rolando si conoscono in crociera quando lei ha 32 anni e lui 39, ed è subito attrazione reciproca. Lei è reduce da una relazione tormentata, chiusa poco prima di imbarcarsi, lui uno scapolone dall’aria spensierata e simpatica. La crociera trascorre sotto il segno della complicità sessuale, tanto che la coppia, nel rievocare il viaggio, si scambia un sorriso e confessa di non ricordare granché dei paesaggi visitati… La relazione si stringe in fretta e, poco dopo, la coppia decide di convivere.
Poche settimane dopo la firma sul contratto di affitto, tuttavia, proprio la complicità sessuale che aveva fatto da collante per la coppia sembra del tutto svanita. Marzia dice di sentirsi ancora attratta da Rolando, ma che ogni tentativo di rapporto le causa dolori fortissimi. Rolando, pur comprensivo e rispettoso della compagna, non riesce a nascondere il proprio stupore: «Era l’ultima cosa che mi sarei aspettato capitasse proprio a noi due!». Marzia, dal canto suo, si sente tremendamente in colpa verso il partner: «Sono guasta!», esclama a metà della prima seduta.
Luca e Clara sono sposati da dieci anni e il sesso fra loro non è mai stato un problema. Sebbene nessuno dei due l’avesse mai posta in cima alle priorità, entrambi definiscono la propria intimità di coppia come soddisfacente, almeno fino a circa otto mesi prima. Di recente, infatti, Luca sembra avere sviluppato un sintomo di «eiaculazione precoce», per usare le sue stesse, imbarazzate parole. Appare fin da subito evidente che il problema non solo causa un disagio alla coppia e una perdita della dimensione del piacere, ma costituisce anche una ferita identitaria per entrambi.
Clara si domanda se «faccio qualcosa di sbagliato», mentre Luca mette in discussione la propria immagine di uomo. Quando giungono in terapia, sebbene sia trascorso meno di un anno dall’esordio sintomatico, appaiono entrambi molto provati e chiusi in un dolore solitario.
Due situazioni differenti, due sintomi di diversa matrice, accomunati dall’idea che uno dei due partner sia portatore del problema e che l’altro, in qualche modo, lo subisca. Ma è davvero così?
LA SESSUALITÀ È UNA SPECIE DI SPORT INDIVIDUALE?
Un antico adagio, nato in ambiente sportivo, recita che «si vince e si perde in undici», a voler sottolineare che la responsabilità di vittoria e sconfitta, sul campo da gioco, non può mai essere attribuita a un solo componente, ma va considerata come l’esito di un processo di squadra. Questa legge, mutatis mutandis, è del tutto trasferibile a quell’affascinante e complesso campo da gioco che è la sessualità di coppia, tanto da poter affermare che «si vince e si perde in due».
L’idea che il sesso sia un’esperienza condivisa alla cui realizzazione contribuiscono entrambi i partner può apparire quasi scontata, avendo permeato ormai il senso comune, ma le cose si complicano quando ci si inoltra nel territorio delle difficoltà che talora il sesso può incontrare. Paradossalmente, infatti, mentre il piacere sessuale è considerato merito di entrambi, il dispiacere sessuale è di solito ritenuto colpa di uno solo!
Frasi come «Lei è fredda» o «Lui non è in grado di soddisfarmi», ascoltate spesso in terapia di coppia, sono veri e propri proiettili che i partner si scagliano contro, nel momento in cui la sessualità si inceppa. Di fronte alla perdita del piacere è facile scivolare nel più classico dei blame game, i giochi di colpevolizzazione reciproca tipici dei conflitti famigliari e di coppia. In questo articolo, tenterò di offrire, attraverso le storie di Marzia e Rolando, e di Luca e Clara, un piccolo spaccato di cosa può accadere quando, in maniera apparentemente improvvisa e inspiegabile, la gioia di condividere l’intimità si tramuta in freddezza e ansia.
La sessualità può essere definita come il più primitivo e, al tempo stesso, il più sofisticato dei meccanismi che regolano l’interazione umana: vi convergono elementi fisiologici, cognitivo-emotivi, relazionali. Basta che uno solo di questi elementi funzioni in modo non ottimale per compromettere l’esperienza della sessualità individuale e di coppia. Benché le cause specifiche possano essere variabili, in diversi casi si assiste all’instaurarsi di un circolo vizioso, comune anche a talune sintomatologie di origine ansiosa (Lorenzini e Sassaroli, 1987), che porta al perpetuarsi del problema: la paura che il problema possa manifestarsi di nuovo alimenta l’ansia che mantiene il sintomo. In parole povere, a prescindere da quale sia l’evento (o la serie di eventi) che ha originato il sintomo, non aspettatevi che passi da solo a patto di evitare l’argomento.
DESIDERIO, ECCITAZIONE, PIACERE
Il sesso non è un’esperienza monolitica, ma un sistema complesso che contempla almeno 3 dimensioni fondamentali: desiderio, eccitazione e piacere. Sebbene tra loro correlati, non si tratta di sinonimi: il desiderio ha soprattutto a che fare con l’esperienza cognitiva ed emotiva della ricerca dell’altro, l’eccitazione innesca meccanismi fisiologici di predisposizione all’atto e il piacere contempla la possibilità di ricevere e codificare gli stimoli che provengono dal contatto col partner.
Nei due casi presentati, se Marzia sperimenta una difficoltà nella risposta fisiologica all’approccio del partner, che rende impossibile fin dall’inizio il rapporto sessuale, Luca sembra non poter controllare e gestire il piacere e l’eccitazione nel corso dell’interazione: il rapporto si consuma, ma troppo in fretta e in modo insoddisfacente.
Marzia e Rolando: a porte chiuse. Torniamo quindi a occuparci di Marzia e Rolando e del dolore misterioso che ha spezzato, in modo tanto traumatico, la continuità della loro intesa sessuale. La tempistica dell’esordio sintomatico, collocato a ridosso dell’inizio della convivenza, sembra suggerire che sia stata proprio quest’ultima a innescare la spirale di percezioni negative che ha condotto all’instaurarsi del problema. Questa è anche la spiegazione che Rolando offre, dal proprio punto di vista, per dare ragione di quanto accaduto: «Credo che Marzia non fosse pronta per una storia seria, la ferita del rapporto precedente era ancora troppo fresca e forse era presto per affidarsi di nuovo a qualcuno. Credo che venire a vivere con me le abbia messo ansia».
Una spiegazione più che plausibile, accolta in parte anche da Marzia, la quale confessa: «Io in realtà ero felicissima quando Rolando mi ha chiesto di andare a vivere assieme, ma poi è accaduto qualcosa che non riesco proprio a capire». Le parole di Marzia sollevano un altro elemento importante da tenere in considerazione: la problematica sessuale non è una risposta consapevole, non si tratta di un dispetto o di una vendetta nei confronti del partner. Non vi è alcuna pianificazione o intenzione di nuocere, come a volte viene sottinteso. Si tratta, al contrario, di un evento improvviso e inspiegabile che spesso causa sensi di colpa o mutamenti negativi nella percezione di sé.
Se vogliamo comprendere la natura del problema di Marzia, dobbiamo accettare la premessa che la psiche umana è in grado di registrare eventi e atti che sfuggono al vaglio immediato della coscienza, costituendo quindi uno stimolo non del tutto codificato, in grado di condurre a risposte fisiche, emotive e comportamentali sorprendenti per il soggetto stesso che le pone in atto. Proviamo dunque, per un attimo, a metterci nei panni di Marzia, a connetterci con le sue emozioni: nei giorni che precedono la convivenza, lei deve confrontarsi sempre più da vicino con le ingerenze dei genitori di Rolando, la cui opinione sembra contare più della sua, anche per ciò che riguarda la casa: la scelta del quartiere e della tipologia di appartamento, fino ad arrivare all’arredamento! Sarà inoltre il padre di lui a corrispondere le prime tre mensilità, la percentuale dell’agenzia e la cauzione richiesta dal proprietario. Pochi giorni dopo il trasloco, infine, Rolando consegna alla propria madre una copia delle chiavi, dandole quindi libero accesso all’appartamento.
Marzia descrive con dovizia di particolari il senso di oppressione e perdita della libertà provato, sotto lo sguardo stupefatto di Rolando che esclama: «Non pensavo che ti desse fastidio!». Per capire, però, come l’invadenza dei genitori del partner abbia potuto costituire per Marzia un innesco per un problema sessuale tanto invalidante, dobbiamo risalire al momento in cui la coppia si è formata, quel momento fondamentale nel quale i sistemi di significato personale (Guidano, 1988) di ciascuno si compenetrano e i confini dello spazio individuale vengono rinegoziati per passare da “io” a “noi”.
Marzia e Rolando si conoscono in mezzo all’oceano, isolati da tutto. Lei, reduce da una relazione soffocante e priva di stimoli, ne ammira la spensieratezza e lo spirito avventuroso. In quel momento, per Marzia, Rolando rappresenta evasione, indipendenza, spirito d’iniziativa. L’innesco sessuale è fortissimo: Marzia vede nel partner un uomo intraprendente e sicuro di sé, capace di affrontare la vita senza troppe remore. Per lei è facile affidarsi e accettare di perdere il controllo accanto a lui. Il Rolando con cui si trova a convivere, invece, è un uomo totalmente diverso: dipendente dai propri genitori, incapace di porre i giusti confini e proteggere quel nido appena costruito e ancora fragile. L’ansia prende il sopravvento, impedendo alla donna di lasciarsi andare e trasformandosi in un vero e proprio sintomo. Come ogni sintomatologia di natura psicosomatica, la dispareunia (è questo il nome tecnico del “dolore” provato da Marzia al momento della penetrazione) racconta in forma condensata la natura del problema: accanto a un uomo incapace di proteggere la loro intimità, tocca a Marzia “chiudere le porte”.
Nel caso appena descritto, appaiono evidenti due aspetti che accomunano tra loro la maggior parte delle problematiche sessuali.
1. Il problema non è mai limitato al sesso, ma è un fenomeno che coinvolge il senso di sé e l’identità personale, il sistema di valori e di significati individuali (Veglia, 1999; Rifelli, 2004), il momento evolutivo della coppia. Per questo motivo oggi si ritiene che una terapia sessuale efficace non possa limitarsi ad affrontare in modo atomistico la problematica presentata, scorporandola dal contesto. Viceversa, essa richiede una presa in carico globale della persona, in modo del tutto analogo a qualunque altra forma di psicoterapia.
2. Il problema sessuale è raramente da considerarsi come una questione individuale. La natura stessa del disturbo si inscrive giocoforza nell’ambito delle questioni relazionali. Per questo motivo, la gran parte delle terapie per la risoluzione delle problematiche sessuali considera la compartecipazione di entrambi i partner come un predittore essenziale del successo terapeutico. Marzia sembra infatti dar voce, col proprio sintomo, a una difficoltà della coppia nel delimitare i confini e proteggere la propria intimità.
Luca e Clara: togliere il disturbo! Come per Marzia, anche nel caso di Luca la coppia si presenta a colloquio convinta che il sintomo sia puramente individuale. Luca racconta infatti di aver richiesto accertamenti medici, i quali però non hanno riscontrato alcuna disfunzione organica. Solo a quel punto, esclusa la matrice fisiologica, la coppia ha deciso di rivolgersi a un aiuto psicologico. Sebbene abbiano accettato di partecipare come coppia, è chiaro fin da subito che Luca è identificato come l’unico paziente, mentre Clara assume i panni della co-terapeuta affermando: «Sono qui per aiutare lui, se posso fare qualcosa».
L’idea che il problema sia esclusivamente di Luca è corroborata dal fatto che, come egli stesso riferisce, si tratta di qualcosa che gli era già accaduto verso la fine della relazione precedente. Luca e Clara, tuttavia, sono sposati da dieci anni, nel corso dei quali il problema non si era mai presentato, a eccezione dell’ultimo periodo. Chiedo dunque di raccontarmi quali eventi di rilievo sono accaduti nell’ultimo anno e scopro che si è trattato di una fase piuttosto luttuosa della vita di coppia. A seguito di un lungo ciclo di visite specialistiche, infatti, Clara scopre di non poter avere figli: per entrambi si è trattato di un colpo durissimo, ma, mentre Luca ha reagito proiettandosi immediatamente nel futuro in modo quasi compulsivo (collezionava volantini e pagine web su adozione e affido), Clara è rimasta imprigionata dentro una gabbia emotiva, sentendosi depauperata e svilita come donna.
Le proposte di Luca di uscite, in coppia o con amici, o anche solo di trascorrere del tempo insieme, venivano respinte o, alla meglio, accolte senza il minimo entusiasmo, «Quasi come un dovere da togliersi di dosso il prima possibile», ammetterà Clara stessa durante la seconda seduta. Quasi in controtendenza con questo clima di coppia sempre più desertificato, Clara faceva però incessanti richieste di intimità sessuale a Luca.
Pur non sottraendosi e non trovando alcuna difficoltà nel raggiungere l’eccitazione, Luca comincia a vivere quei rapporti come cupi e tristi: «Era come se il sesso le servisse per confermare di essere ancora donna, ma non provava alcun piacere, o almeno non lo mostrava. In silenzio, guardando dall’altra parte, come se le desse fastidio». Luca si trova così intrappolato in una sorta di doppio legame (Bateson et al., 1976), ossia una richiesta/ingiunzione paradossale caratterizzata da un messaggio ambiguo e difficilmente codificabile: gli viene infatti richiesto un atto profondamente intimo in assenza di intimità, un rapporto sessuale scorporato dalla ricerca del piacere.
Incapace di venire a capo di questo messaggio ambiguo, Luca offre l’unica risposta emotivamente coerente: non si sottrae alla richiesta, ma lo fa in modo tale da rendere il piacere e l’intimità impossibili. Paradossalmente, il sintomo lo “protegge” dalla penosa sensazione di sentirsi respinto dalla compagna (“toglie il disturbo” prima di risultare sgradito), ma toglie anche Clara dalla scomoda posizione di doversi interrogare su sé stessa.
UN PRIMO PASSO CORAGGIOSO
In entrambe le situazioni esaminate, il sintomo sessuale si presenta, a prima vista, come un problema individuale, quasi “fisiologico”. Tuttavia, un’esplorazione più attenta ne rivela la natura relazionale e la connessione con il sistema di significati personali e di coppia. Anche alla luce di queste riflessioni, scegliere di ignorare una problematica di natura sessuale comporta, per la coppia, un duplice rischio: in primo luogo perché, come evidenziato in precedenza, è improbabile che, una volta instauratosi il circolo vizioso autoalimentantesi, il problema si risolva da solo; in secondo luogo – in termini forse ancora più importanti – il sintomo sessuale è spesso segnale di un mutamento profondo nella vita della coppia, nell’identità personale e nelle dinamiche relazionali che sorreggono l’esperienza dello stare insieme.
Per questo motivo, il sintomo di natura sessuale dev’essere affrontato dai partner e il primo passo, quello più coraggioso, è parlarne assieme.
Ferdinando Salamino è psicoterapeuta sistemico-relazionale e insegna Psicologia e Psicoterapia all’Università di Northampton. Oltre a saggi ha pubblicato due romanzi: Kamikaze di cellophane (Golem, 2019) e Il margine della notte (Golem, 2020).
Riferimenti bibliografici
Bateson G., Jackson D. D., Haley J., Weakland J. H. (1976), «Verso una teoria della schizofrenia». In G. Bateson, Verso un’ecologia della mente (trad. it.), Adelphi, Milano.
Guidano V. F. (1988), La complessità del Sé. Un approccio sistemico-processuale alla psicopatologia e alla terapia cognitiva, Bollati Boringhieri, Torino.
Lorenzini R., Sassaroli S. (1987), La paura della paura: un modello clinico delle fobie, La Nuova Italia Scientifica, Roma.
Rifelli G. (2004), «La psicoterapia mansionale integrata»,
Rivista di Sessuologia Clinica, 2, 43-50.
Veglia F. (1999), Storie di vita. Narrazione e cura in psicoterapia cognitiva, Bollati Boringhieri, Torino.
Questo articolo è di ed è presente nel numero 279 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui