Poliamore: una riflessione sulla gelosia
Il poliamore come dinamica relazionale affettivo-erotico-sessuale è certamente la forma più recente di cambiamento culturale, almeno dal punto di vista temporale. La dimensione classica della coppia monogama, stereotipata e vincolata a doppio nodo alle regole del “dover fare” e del “dover essere”, è messa a dura prova dalle cosiddette forme di relazioni fluide, libere e non monogamiche.
È per me sempre molto stimolante scrivere di sessualità, ancor più se si tratta di aspetti molto specifici e di nicchia, dove le dimensioni affettive ed erotico-sessuali sono la rappresentazione di importanti momenti di respiro sociale e di cambiamento culturale.
Il concetto di relazione poliamorosa nasce alla fine degli anni 60 con la rivoluzione sessuale che ha dato ampio respiro in materia di coppia e di intimità. Il termine “polyamory” tuttavia è entrato a fare parte del Oxford English Dictionary, uno dei dizionari più importanti, solo nel 2006. Nel dizionario si evidenziano due aspetti fondamentali:
1. La dinamica delle persone coinvolte in una relazione affettiva si palesa come alternativa alla monogamia, che tra le altre ha anche la specifica della fedeltà sessuale;
2. gli individui poliamorosi intrattengono relazioni sessuali multiple con la conoscenza e il consenso di tutti i partner coinvolti.
Come viene evidenziato dal sito ufficiale italiano “Poliamore Italia” http://poliamore.org le relazioni poliamorose sono identificate dalla coesistenza di due aspetti: la forma della relazione ed i valori che ne sono a fondamento, pur riconoscendo all’atto pratico molte possibili interpretazioni. Ecco allora che quando si prova a definire una relazione poliamorosa, o comunque l’esistenza di una non monogamia etica, è facile imbattersi in diverse tipologie di interazioni e forme affettivo/intimo relazionali.
Risulta importante distinguere la dimensione delle relazioni di tipo aperto da quelle strettamente poliamorose. Le prime comprendono anche quelle poliamorose, ma si differenziano da esse per alcuni elementi strettamente sessuali, identificabili per esempio nel sex working, ovvero in tutte quelle aree tipiche del “commercio” legate al mondo della sessualità. Possiamo citare poi le relazioni occasionali e quindi la sessualità di tipo promiscuo, il tradimento, il “don’t ask, don’t tell” e la poligamia religiosa o di tipo sociale.
All’interno dell’area relazionale più strettamente “poly” è chiara invece la dimensione delle relazioni definite “tetradi e triadi” dove la fluidità con cui sono vissuti i rapporti può spaziare da relazioni fortemente inquadrate a relazioni pienamente libere. Fanno parte dell’area relazionale “poly” anche tutte quelle relazioni definite “poli/mono”, all’interno delle quali è possibile individuare un soggetto che si identifica come poliamoroso ed uno invece che si identifica come monogamo.
Nelle non monogamie etiche rientrano anche la dimensione dei giochi BDSM e le relazioni tra persone poliamorose con differenti tipi di orientamento sessuale e caratteristiche identitarie, come per esempio l’asessualità.
Il tema della gelosia, in questo quadro così libero e multisfaccettato, è ancora oggetto d’interesse e di studio, ma indiscutibilmente rappresenta una caratteristica importante delle relazioni poliamorose.
Nel 2013 gli organizzatori di “polimeriggio”, un evento aggregativo e culturale in materia di non monogamie etiche, mi invitarono a Roma a parlare del tema della gelosia. In quell’occasione provai a definire la complessità sociale ed emozionale che si cela all’interno delle relazioni intime di tipo “poli”. Come rappresentazione sociale la gelosia è l’espressione di un’affermazione di sé all’interno di un gruppo che la pensa esattamente allo stesso modo, seguendo regole e valori specifici. L’emozione della gelosia è strettamente collegata alla preoccupazione e alla paura di perdere il partner. Quindi, possiamo individuare l’esperienza di gelosia come dimensione socio-emotiva della rappresentazione di sé nella coppia/relazione. Chiaramente, anche le non monogamie etiche vivono questo tipo di sentimento, ma con delle specifiche. Nell’evento sopracitato sottolineai come quanto più ci si sposta verso l’area della relazione aperta, dove è contemplato sessualmente il tradimento, la gelosia tenda a svanire diventando inesistente. La dimensione strettamente poliamorosa, invece, potrebbe far nascere, emozionalmente parlando, l’esperienza della gelosia mettendo quindi a dura prova gli individui che, vivono tale espressione relazionale.
In sintesi, due persone che praticano scambismo (swinging), pur vivendo una relazione aperta e sperimentando dinamiche di tipo “poli”, riusciranno ad individuare nella scelta ludica della sessualità l’esperienza di complicità e divertimento: complici e divertiti vivono l’apertura sessuale della relazione nella solidità affettiva della coppia. Diverso invece è ciò che accade nelle relazioni strettamente “poli”. In questo caso, a mio avviso, il gioco diventa molto più complesso, perché, nonostante l’apertura, il confronto tra individui, il grande rispetto, la complicità e la libertà erotico-sessuale, gli affetti e le dinamiche emotivo-affettive fanno la differenza. Potrebbe essere molto più difficile gestire questa area di “scambio” non riuscendo a vincere quella sensazione di essere esclusi, ovvero perdere l’altro/a come partner. In linea di massima tutte le persone, a prescindere dalla tipologia di relazione, vivono differenti livelli di gelosia: è però importante riconoscere come tale emozione possa essere vissuta, osservata e affrontata dagli stessi individui.
Al riguardo, negli ultimi anni alcune persone che vivono all’interno di relazioni “poli” hanno iniziato a individuare possibili risoluzioni in materia di gelosia, cominciando un processo di co-costruzione funzionale alla relazione “poli” stessa. Sembra evidente la possibilità di mettere in atto una serie di strategie utili per evitare di cadere nel vortice emotivo e spesso distruttivo provocato dalla gelosia, favorendo una dimensione più serena e rassicurante che va ad escludere la dinamica del gioco tipica delle relazioni aperte come nello scambismo.
In sintesi, ciò che ho potuto osservare come nuovo approccio alla gelosia da parte degli individui “poli” è rappresentato da un processo cognitivo che può attivare non solo una maggiore comprensione del disagio emotivo, ma anche un vero e possibile processo che promuove la soluzione e il cambiamento. Come ha sottolineato una persona poliamorosa che ho avuto il piacere di conoscere, qualora la gelosia invadesse la mia persona mi concederei di iniziare a sentirla, viverla, vederla, toccarla, annusarla, di non escluderla dalla mia vita; dandomi così la possibilità di iniziare a familiarizzare con l’emozione vissuta. Imparare ad “annusarla” può unicamente permettere di capire e decidere se restare ancorati all’emozione negativa, al vissuto invalidante, oppure cominciare a vedere il tutto da un’altra prospettiva!
Chissà se questa nuova possibile modalità di osservazione e comprensione della gelosia permetterà ai tanti poliamorosi di gestire al meglio l’emozione del disagio. Certamente, ciò che a mio avviso appare importante, resta il riconoscere l’intelligenza degli individui che decidono di intraprendere differenti strade in tema di relazione affettiva e sessuale con la serietà e la serenità spesso escluse e non contemplate dalle “coppie” monogamiche tradizionali.