Potenziare le capacità cognitive per un invecchiamento attivo
Le ricerche degli ultimi anni hanno mostrato che, anche in tarda età, i meccanismi di neuroplasticità consentono di modificare e migliorare alcune funzioni cognitive. Ciò può avere un impatto rilevante sulle politiche di promozione della salute.
Alcuni anni fa l’attrice Nicole Kidman prestò la sua immagine come testimonial di un programma di allenamento per la mente realizzato da una notissima azienda giapponese specializzata nella produzione di console per videogiochi. Nello spot utilizzato per la campagna pubblicitaria, l’attrice si cimentava in esercizi di calcolo e memoria e attendeva il responso del dispositivo che forniva una stima della cosiddetta “età cerebrale”. La sfida proposta era quella di migliorare progressivamente le proprie capacità attraverso una pratica quotidiana che prevedeva esercizi di difficoltà crescente: «Allena il tuo cervello in pochi minuti al giorno!» era uno degli slogan. Questo videogioco è stato il primo prodotto a portare il concetto di brain training computerizzato sul mercato di massa. Il grande successo di vendite ha aperto la strada a numerosi altri prodotti. Una rapida ricerca nei siti di vendita di app è sufficiente per verificare quanto questo mercato sia ad oggi estremamente florido. Molti di questi programmi di “fitness per il cervello” promettono in modo più o meno esplicito di potenziare le capacità mentali e di contrastare gli effetti dell’invecchiamento sulle funzioni cognitive.
La letteratura scientifica non ha però ancora fornito evidenze definitive sulla reale efficacia di questi programmi di allenamento, soprattutto in riferimento alla possibilità di ritardare il declino cognitivo legato all’età. Nel 2014 un gruppo di psicologi e neuroscienziati dello Stanford Center on Longevity e del Berlin Max Planck Institute for Human Development pubblicò un documento dal titolo «A consensus on the brain training industry from the scientific community» che criticava la comunicazione utilizzata dalle aziende produttrici di programmi di brain training e ne metteva in discussione gli effettivi benefici.
Alcuni mesi dopo, sulla pagina web Cognitive Training Data apparve una lettera aperta firmata da esperti del settore e membri della comunità scientifica i quali, pur condividendo l’opinione sulle campagne pubblicitarie spesso esagerate e fuorvianti, sottolineavano le evidenze sugli effettivi vantaggi dei training cognitivi emerse in numerosi studi e ribadivano l’importanza di proseguire la ricerca in modo rigoroso.
Vuoi proseguire la lettura?
Accedi per leggere l’articolo completo. Altrimenti crea un account sul nostro sito e scopri tutti i vantaggi riservati agli utenti registrati.
AccediQuesto articolo è di ed è presente nel numero 286 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui