Ti amo, dunque ti perseguito
Gli aspetti psicologici e giuridici dello stalking, un fenomeno in crescita.
Il fenomeno della persecuzione di un oggetto di (presunto) amore è antico. Nelle Metamorfosi di Ovidio, Apollo dice a Dafne: «Io non sono un nemico, è per amore che ti inseguo». Diversi film hanno trattato questo tema. Lo stalking, in genere, si verifica quando una relazione amorosa finisce e chi viene lasciato non accetta la decisione dell’altro e cerca di far cambiare idea all’ex partner o, peggio, di punirlo. Esistono anche altre forme di persecuzione amorosa, come lo “star stalking” quando viene preso di mira un personaggio dello spettacolo o dello sport: ne furono vittime la cantante Madonna e il regista Spielberg. I comportamenti persecutori includono telefonate, pedinamenti e appostamenti nell’abitazione della vittima o al lavoro, invio continuo di e-mail e messaggi, insomma una piena invasione nella vita della vittima, che non riesce a sottrarsi in alcun modo.
Vero è che esistono degli stereotipi sociali rispetto al fenomeno: non sempre le vittime sono donne (secondo statistiche italiane, fra le vittime il 15% sono maschi); non sempre si tratta di partner o ex partner (il 55%, secondo le stesse statistiche: il 25% riguarda vicini di casa e il 15% colleghi di lavoro o studio); non sempre le denunce rispondono a fatti veri: una ricerca pubblicata da Sheridan e Blaauw del 2004 parlava dell’11.5% di false denunce, per la maggior parte in contesti di veri e propri deliri. Ma questo non deve indurre a sottovalutare la gravità del fenomeno, che altera sostanzialmente la vita emotiva e sociale di una rilevante percentuale di persone: nel 2016 l’Istituto di Statistica parlava di 3 milioni di donne italiane che durante la loro vita sono state vittime di stalking, ma il 90% di loro ha paura di denunciare. (CONTINUA...)
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