Alberto Pellai

Incontri pericolosi

L'adescamento online: conoscerlo per prevenirlo

L’adescamento online rappresenta, fra tutti i rischi che i minori possono incontrare navigando nel web (sexting, uso massiccio della pornografia online, cyberbullismo), quello che maggiormente spaventa i genitori e che, più di ogni altro, mette a repentaglio il benessere psicofisico.

 

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Annie è una quattordicenne che sta per fare il proprio debutto alla scuola superiore. Vive in una bella famiglia, con genitori attenti ai suoi bisogni e pieni di affetto. Per lei è difficile inserirsi nel gruppo dei pari: le ragazze sembrano tutte più disinibite e più “avanti” di lei, che non gode della medesima popolarità che contraddistingue tante sue compagne. Rimane ai margini. Piena di dubbi su di sé e sul mondo. 

Per questo le risulta particolarmente gradita l’amicizia con Charlie, un uomo incontrato in chat sul suo profilo Facebook. Inzialmente lui si presenta come un coetaneo, però – man mano che la relazione tra i due si approfondisce – Charlie le rivela di essere un adulto venticinquenne. Sfruttando l’intimità che nasce e cresce nei contatti in chat, Charlie propone ad Annie di incontrarsi in un centro commerciale della sua città. La ragazza, approfittando di un weekend in cui i genitori non sono a casa, fissa l’appuntamento e si trova così di fronte al suo amico virtuale: non un venticinquenne come credeva, ma un uomo di 35 anni che ha la seria intenzione di coinvolgersi sessualmente con lei. Dopo alcune titubanze, la ragazza cede alle sue richieste, lo accompagna in albergo e consuma con lui un rapporto sessuale. Quella di Annie è la storia raccontata in Trust, un bellissimo film di David Schwimmer che narra una vicenda di adescamento online, molto vicina alla realtà per alcuni preadolescenti e adolescenti di oggi. 

UN RISCHIO POSSIBILE E MOLTO REALE

Per noi adulti è difficile immaginare che una cosa del genere possa capitare ai nostri figli. Eppure i dati epidemiologici raccontano che l’adescamento online dei minori è un fenomeno in crescita. Solo nel 2014 i dati ufficiali per l’Italia forniti dalla Polizia postale rivelano che sono state 229 le denunce di vittime per adescamento online di minori. E, come sempre succede nei casi relativi agli abusi sessuali sui minori, i dati ufficiali sottostimano in modo molto evidente il fenomeno reale.

Solitamente l’adescatore entra in contatto con la sua preda potenziale attraverso e-mail, messaggi inviati tramite i profili dei Social Network, chat room, tutti strumenti che permettono conversazioni individualizzate e lo sviluppo di una buona intimità e privacy tra i due interlocutori. L’adulto, poi, utilizza le informazioni che il minore mette a disposizione nel suo profilo Facebook per cominciare a costruire una relazione che progressivamente diventa sempre più reciproca e corrisposta. La comune passione per un cantante o per uno sport, la consapevolezza che minori che trascorrono molto tempo sui social sono spesso ragazzi isolati e con poche relazioni valide ed efficaci nella vita reale, oltre alla possibilità di poter fare domande e dare risposte inerenti alla sessualità (elemento che incuriosisce molto i preadolescenti che solitamente vivono a contatto con adulti che invece non hanno alcuna disponibilità e voglia di relazionarsi e comunicare in questo ambito) permettono al potenziale adescatore di conquistare la fiducia del minore in tempi relativamente veloci, generando in lui/lei anche un’emozione viva e intensa, simile all’innamoramento.

È ABUSO MA IL MINORE PENSA CHE SI TRATTI DI AMORE

Nell’adescamento online, inoltre, tutto avviene in prima istanza tra le pareti domestiche, situazione che fa sentire molto protetti gli stessi minori, i quali non hanno alcuna percezione della gravità della situazione in cui si trovano e delle conseguenze indesiderate che ne potrebbero derivare. L’aspetto falsamente “affettivo” della relazione con l’adulto soddisfa bisogni narcisistici e di intimità del minore, che si ritrova a normalizzare sempre più – in termini cognitivi – ciò che normale non è, ovvero una relazione completamente impari per età, maturità ed esperienza di vita.

Nella ricerca più approfondita svolta ad oggi sul tema delle vittimizzazioni dei minori online, si scopre che solo il 5% degli abusanti ha finto di essere un minore e si è messo in contatto con un ragazzo/a non dichiarando la verità sul proprio status anagrafico. Lo stesso si può affermare anche per quel che riguarda le intenzioni sessuali dell’adulto, che, quasi sempre, vengono rivelate in modo esplicito. La ricerca epidemiologico-comportamentale ha mostrato che quando adulto e ragazzo/a si spostano dall’online all’offline, ovvero cercano di incontrarsi nella vita reale, il minore sa che incontrerà una persona maggiorenne che si aspetta di avere un contatto sessuale con lui/lei. Tale situazione, comunque, è vissuta in modo non problematico dal minore, che quasi sempre si percepisce coinvolto in una storia d’amore e non in una vicenda di abuso.

LE DINAMICHE DELL’ADESCAMENTO ONLINE

Le vittime di adescamento online sono nella quasi totalità soggetti fra i 13 e i 17 anni (il 48% delle vittime presenti nelle statistiche ufficiali statunitensi è rappresentato da tredicenni o quattordicenni). In quanto preadolescenti ed adolescenti, si tratta di soggetti che si trovano in quella fase del ciclo di vita in cui è particolarmente intensa e forte la curiosità, l’eccitazione e il bisogno di sapere ed esplorare il territorio della sessualità. Perciò, a loro il mondo web offre la possibilità di sviluppare relazioni interessanti ed eccitanti nella virtualità, apparentemente senza le complicazioni e i rischi che si potrebbero verificare nella vita reale.

Queste caratteristiche si rivelano cruciali nei fenomeni di adescamento online che possono avvenire secondo due modalità:

  1. La prima, più frequente, è completamente virtuale, non prevede contatto reale tra i soggetti coinvolti, e si esplica attraverso conversazioni esplicite, scatti di fotografie, riprese video con webcam.

  2. La seconda, meno frequente, partendo dai contatti attivati online, porta il minore ad incontrare l’adulto, spesso con il progetto condiviso di coinvolgersi in una o più attività sessuali. In entrambi i casi, di solito, il molestatore online seduce il minore sviluppando uno stile di comunicazione che genera fiducia e confidenza, poi in modo graduale introduce il tema della sessualità e permette al ragazzo di conquistare progressiva intimità fino a proporgli eventualmente un incontro di persona. Questi passaggi possono essere anche accelerati dal tipo di contatto online che il minore e l’adulto utilizzano per mettersi e tenersi in relazione. Per esempio la ricerca dimostra che le chat room permettono una comunicazione ancora più immediata e diretta fra i propri partecipanti e numerosi molestatori online hanno nel proprio curriculum vitae la partecipazione a molte di queste chat con uno stile sessualmente molto disinibito, connotato da conversazioni dal contenuto sessuale molto esplicito, ammiccamenti sessuali e linguaggio osceno.

LE REGOLE DI PREVENZIONE

Come adulti dobbiamo imparare a comunicare con i minori riguardo ai rischi delle loro navigazioni ed esperienze online. Cinque sono le direzioni in cui orientare il nostro progetto educativo, ai fini della prevenzione dell’adescamento online.

Monitorate le attività online del minore per un tempo consistente a partire dal momento in cui gli viene concessa la possibilità di navigare in modo solitario e di gestire autonomamente un proprio profilo sui social network o utilizzare un proprio indirizzo di posta elettronica. Questo non significa invadere e spiare la sua privacy, ma concordare con lui che periodicamente gli adulti di riferimento verificheranno in sua presenza i contenuti dei post, i messaggi e le immagini che lo hanno visto coinvolto con altre persone. Se questo può apparire fuori luogo per un diciassettenne, è invece assolutamente appropriato per un tredicenne, che si trova in un’età in cui può risultare estremamente faticosa l’auto-limitazione rispetto a ciò che fa in rete. Molti genitori applicano un concetto di “tutela della privacy” per un figlio preadolescente identico a quello che utilizzano per un maggiorenne. Ma le due situazioni sono molto differenti. Fornite aspettative chiare e condivise in relazione ai contatti online di un figlio minorenne, discutendo e definendo con lui limiti e regole di auto-protezione e auto-tutela che dovranno essere rispettate ogni volta che entra in contatto con sconosciuti.

Parlate in modo approfondito dell’adescamento online, non per generare spavento, ma per facilitare la presa di coscienza e di consapevolezza da parte dei ragazzi. Se conoscono cos’è e come può diventare facile trovarvisi coinvolti, probabilmente faranno molta più attenzione agli incontri virtuali di cui si renderanno attivi protagonisti e promotori.

Date la certezza ai vostri figli che voi siete e sarete sempre disponibili a parlare con loro di tutto, e che anche quando si trovassero nel peggiore dei pasticci e avessero paura a comunicarvi ciò che hanno commesso o la situazione complicata in cui si trovano coinvolti, voi vi preoccuperete per loro ed eviterete di arrabbiarvi.

Di fronte ad ogni dubbio, non limitatevi a sperare di esservi sbagliati e che probabilmente non è successo niente di grave, ma approfondite sempre la ricerca di particolari rispetto a situazioni che non vi sembrano chiare o che non vi lasciano tranquilli.

ABUSO REALE E ABUSO VIRTUALE

L’adescamento online ha molte caratteristiche in comune con l’abuso sessuale dei minori nella vita reale. Anche in questo caso, c’è una persona maggiore per età che sfrutta l’inesperienza della vittima e il suo bisogno di essere visto e amato per coinvolgerlo in attività connotate sessualmente. Anche in questo caso, quasi sempre le modalità di coinvolgimento del minore non prevedono violenza e coazione, ma si sviluppano all’interno di un rapporto basato su una falsa intimità e fiducia. Un rapporto seduttivo che progressivamente incastra il minore nella posizione di vittima e lo espone ad un grave rischio per il proprio sviluppo emotivo e affettivo.

Il silenzio degli adulti di riferimento permette agli adescatori di “infiltrarsi” nella vita della potenziale vittima proponendosi come un amico capace di volergli bene e di fornire risposte competenti ai suoi bisogni. I nativi digitali, in seguito alle loro esplorazioni nel mondo web, si trovano spesso eccitati e confusi, iperstimolati e curiosi, ma quasi sempre i loro adulti di riferimento sono latitanti. Perché non sanno nulla di ciò che i loro figli fanno nella rete e perché non hanno fornito a questi stessi figli alcuna educazione sessuale e affettiva degna di questo nome. Se per prevenire l’abuso nella vita reale abbiamo capito che non è più possibile crescere nel silenzio i nostri figli, forse anche l’abuso online potrà essere prevenuto quando impareremo a dire a chi sta crescendo quelle “parole non dette” che oggi rendono i nativi digitali molto vulnerabili e noi adulti molto spaventati.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 249 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui