Figli contesi genitori in guerra

n. 249, Maggio–Giugno 2015

Le tematiche psicologiche affrontate in questo numero di Psicologia contemporanea sono, come sempre, le più varie. Ecco alcuni esempi: ALIENAZIONE PARENTALE. IL RIFIUTO DI UN GENITORE di Giovanni Battista Camerini e Marco Pingitore. Nelle cause di separazione non è raro riscontrare una conflittualità molto accesa nella coppia genitoriale a causa dell’affidamento dei figli, che spesso vengono utilizzati per alimentare una battaglia legale senza esclusione di colpi.

LE EMOZIONI DEL BAMBINO di Alberto Oliverio. Trascinati da emozioni allo stato nascente, i bambini si comportano spesso, agli occhi degli adulti, come degli alieni, imprevedibili e difficilmente controllabili.

ANCHE I PERICOLI IMMAGINARI FANNO MALE ALLA SALUTE di Christoph Augner. Radioattività, inquinanti atmosferici, sofisticazioni alimentari, campi elettromagnetici: il mondo è pieno di pericoli potenziali. Le patologie ambientali sono in aumento. Dolori, eruzioni cutanee, difficoltà di concentrazione: i sintomi sono reali, la causa però a volte non è da ricercare nell’ambiente ma nelle nostre aspettative.

INCONTRI PERICOLOSI. L’ADESCAMENTO ONLINE: CONOSCERLO PER PREVENIRLO di Alberto Pellai. L’adescamento online rappresenta, fra tutti i rischi che i minori possono incontrare navigando nel web (sexting, uso massiccio della pornografia online, cyberbullismo), quello che maggiormente spaventa i genitori e che, più di ogni altro, mette a repentaglio il benessere psicofisico.

LA SINDROME DI STOCCOLMA. AMARE IL PROPRIO CARCERIERE di Sarah Chiche. Non sempre l’ostaggio nutre rancore verso i sequestratori: può provare comprensione o simpatia, perfino schierarsi dalla loro parte. È la cosiddetta sindrome di Stoccolma. Ma quanto è diffusa? È una reazione normale o una patologia?

OGNI CAMBIAMENTO COMINCIA CON IL PRIMO PASSO di Anna Roming. “Da domani mi metto a dieta!” “D’ora in poi vado in palestra tre volte la settimana!” Propositi come questi li facciamo con la più ferma volontà di realizzarli, ma di rado ci riusciamo a lungo. La ragione? Non sappiamo trasformare in abitudine il comportamento desiderato.