Legame e separazione tra mamma e bambino
«Non ho mai visto un bambino». Con questa dichiarazione paradossale il grande psichiatra e psicoanalista Donald Winnicott attirava l'attenzione degli astanti. Poi, di fronte alla loro meraviglia, riprendeva sorridendo: «Ogniqualvolta sono stato chiamato al capezzale di un bambino, aveva sempre accanto a sé un adulto, per lo più la mamma». Ed è proprio dall'unità madre-figlio che dobbiamo prendere le mosse, se vogliamo comprendere la fondamentale dinamica che conduce dall'originario attaccamento alla reciproca autonomia.
Durante la gravidanza, il nascituro è tutt’uno con la madre, partecipe del suo corpo e delle sue emozioni. In origine, osserva Freud, il neonato è la madre e solo successivamente ha la madre: il passaggio dall’essere all’avere corrisponde a un balzo in avanti fondamentale nell’evoluzione psichica. Quella che per secoli è stata un’intuizione poetica viene ora confermata dalla neurofisiologia, che rileva sin dall’inizio, attraverso i tracciati dei ritmi cerebrali e i rilievi ecografici, l’intensa interazione che si svolge tra il contenitore e il contenuto, tra la gestante e il feto.
Vuoi proseguire la lettura?
Accedi per leggere l’articolo completo. Altrimenti crea un account sul nostro sito e scopri tutti i vantaggi riservati agli utenti registrati.
AccediQuesto articolo è di ed è presente nel numero 265 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui