Andrea Giuliodori

Sei vittima di questa autoipnosi?

Ci sono forme “autoipnotiche” che ci boicottano nel superare alcuni nostri problemi o abitudini negative. Anche se ci fanno dire che non vogliamo modificarli, quando in realtà ce ne manca la forza.

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Conosci Richard Feynman? È stato premio Nobel per la fisica nel 1965 per l’elaborazione dell’elettrodinamica quantistica. Durante la seconda guerra mondiale partecipò al progetto Manhattan per la costruzione della prima bomba atomica. In generale le sue innovazioni fisico-teoriche e matematiche nell’ambito della meccanica quantistica sono state fondamentali per elaborare diverse teorie di cosmologia quantistica e per le varie interpretazioni della fisica delle particelle.

Tra gli anni Sessanta e Settanta, inoltre, la sua personalità e la sua fama di divulgatore scientifico lo resero molto noto anche al grande pubblico americano e mondiale. Insomma, un personaggio estremamente interessante. Motivo per cui di recente ho deciso di leggere la sua autobiografia: Sta scherzando, Mr. Feynman! (tradotta in italiano da Zanichelli).

 L'ESPERIENZA DI UN GENIO 

Un passaggio mi ha colpito più degli altri è quello in cui Feynman parla della sua prima esperienza con l’ipnosi: «Quando ero a Princeton ebbi l’opportunità di partecipare ad un esperimento di ipnosi realizzato da un professore di psicologia, ospite del rettore. [...] Durante le fasi iniziali dell’esperimento, l’ipnotista mi disse: “Ora non sarai in grado di aprire i tuoi occhi”, e io pensai tra me e me: “Puoi scommetterci che posso aprirli! Ma preferisco non rovinarti l’esperimento: vediamo dove vuoi arrivare”. 

[…] Più avanti l’ipnosi divenne più profonda e l’ipnotista mi fece fare tutta una serie di cose che non avrei normalmente fatto. Al termine dell’esperimento mi disse inoltre che una volta terminata l’ipnosi, invece di tornare al mio posto attraverso il percorso più breve, avrei fatto il giro dell’aula e sarei andato a sedermi passando dal retro. Nelle precedenti dimostrazioni non ero perfettamente consapevole di quanto stesse accadendo e avevo cooperato con l’ipnotista, ma questa volta mi dissi: “Diamine! Quando è troppo è troppo! Andrò dritto a sedermi senza fare nessun inutile giro”. L’ipnosi terminò e io mi alzai, deciso ad andare dritto al mio posto, ma ad ogni passo che facevo, sentivo una fastidiosa sensazione dentro di me. Questa sensazione diventò così forte che finii per fare l’intero giro dell’aula per andare infine a sedermi passando dal retro. […] Devo ammettere che l’ipnosi è stata un’esperienza davvero interessante. A quanto pare, tutte le volte che dici a te stesso: “Certo che posso farlo! Ma ora preferisco di no, in realtà è solo un altro modo per dire che non ne sei capace».

Per chi non è esperto dell’argomento, il termine “ipnosi” potrebbe richiamare alla mente scene cinematografiche o carismatici ipnotisti che dal palco manipolano come marionette spettatori inconsapevoli. Naturalmente, l’ipnosi è molto più di tutto ciò, ma oggi ho voluto riportare l’episodio del professor Feynman (e la sua ultima riflessione) per un motivo ben preciso.

Troppo spesso, infatti, siamo vittime delle nostre stesse autoipnosi. Ci raccontiamo di essere in grado di sbarazzarci delle cattive abitudini quando vogliamo, ma la verità è che ogni volta che ci proviamo, sentiamo una fastidiosa sensazione dentro di noi, che ci riporta inevitabilmente sulla strada sbagliata.

 UNA SFIDA CON SE STESSI 

Intraprendere un percorso di miglioramento personale significa anzitutto prendere consapevolezza di queste autoipnosi e accettare il fatto che i comportamenti errati che si sono radicati per anni nella nostra mente richiedono uno sforzo di volontà e strategie specifiche per essere modificati. Inizia, perciò, con lo smettere di mentire a te stesso. Se oggi sei fuori forma, fumi o usi il tuo smartphone in maniera compulsiva, molto probabilmente c’è anche qualche autoipnosi che ronza fra i tuoi neuroni e che sta ostacolando il tuo cambiamento.

Non mi credi? Ti propongo un esperimento. Pensa a un tuo comportamento negativo di cui vorresti sbarazzarti e impegnati a evitarlo per ventiquattr’ore. Posso garantirti che in questo lasso di tempo accadranno due cose:

• Proverai quella sensazione di fastidio di cui parla Feynman mentre cerca di tornare al suo posto. Questa sarà la prova maestra che sei effettivamente vittima di un’autoipnosi che sta contribuendo a rafforzare le tue cattive abitudini.

• Se riuscirai a superare la sfida delle ventiquattr’ore, proverai finalmente sulla tua pelle cosa significa vivere un giorno al pieno delle tue potenzialità. Ovviamente, il processo di cambiamento non sarà magicamente concluso in ventiquattr’ore. Ne abbiamo parlato in un precedente articolo: c’è la “Valle della disperazione” da superare. Se però porterai a termine questa semplice prova, darai un segnale molto potente al tuo cervello.

Allora, che ne dici: appena terminato questo articolo, sei pronto ad abbandonare una tua cattiva abitudine per almeno ventiquattr’ore? “Be’, Andrè, certo che posso farlo! Ma oggi preferirei di no”. Che è un modo indolore per dire che non ne sei capace. O sbaglio?

Andrea Giuliodori, ingegnere, vive e lavora a Londra. Per anni ha lavorato a Milano come manager per una multinazionale della consulenza direzionale. Dal 2015 si dedica a EfficaceMente, blog italiano di crescita personale (www.efficacemente.com), e ad altri progetti online.

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 261 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui